Like, like, like

A noi non interessa avere Like come qualcuno (sempre i soliti ANTI-L’ALTRA CIRIE’) pensano.

a noi interessa che l’informazione arrivi.

Che il concetto di ALTRO abbia un senso. quindi non ci preoccupiamo se abbiamo uno o quattro like, a noi interessa che il concetto di TUTTI venga condiviso. Buona serata L’altra Cirie’ .

Mi dispiace non fare nomi, ma non voglio dare spazio a persone che vorrebbero usarci per i loro fini.

Almeno abbiamo dato uno spunto ai nostri “nemici” per ottenere qualche Like alle loro corbellerie..

Un milione di like su Facebook costa poco più di 600 euro, 250 condivisioni su Google+ si trovano a 150euro, 1000 follower su Twitter si possono portare a casa per poco più di 500 euro. Centesimo più, centesimo meno, queste sono le tariffe all’ingrosso praticate dalle click farm, aziende specializzate nel procurare fan, follower, like e +1 a chi vuole conquistarsi in poco tempo la celebrità sui social network.
Queste aziende vendono consenso 2.0 al miglior offerente: dalle multinazionali dei beni di consumo ai politici, dai governi alle industrie, a tutti coloro che hanno interesse nel sembrare famosi.

I LIKE, ERGO SUM. Quindi se la pagina Facebook della vostra merendina preferita o di quel parlamentare dalla faccia antipatica hanno collezionato migliaia di like nel giro di qualche giorno, qualche sospetto potrebbe essere giustificato. Per gli uffici marketing le click farm sono un modo semplice e veloce di attrarre fan o follower sui propri social network e alimentare così il meccanismo del consenso: se quella marca di prodotti alimentari o per la cura del corpo ha così tanti “like” ed è così tanto seguita… in fondo non sarà così male, no?

Peccato però che quei like spesso arrivano da persone che vivono dall’altra parte del mondo e che quella merenda o quel deodorante non l’hanno mai visto né sentito nominare.

PROFESSIONE: LIKER. I venditori all’ingrosso di click, infatti, si avvalgono spesso di manodopera dall’Asia, dall’India e dal Sud America: migliaia di operai della Rete che creano profili falsi sui social network e li utilizzano per seminare like al miglior offerente. È un business redditizio, come spiega il fondatore di weselllikes.com, azienda specializzata nella fornitura di like al mercato statunitense: «Il meccanismo funziona perché le aziende sono terrorizzate all’idea di vedere le proprie pagine Facebok seguite da una decina di persone al massimo. E così si rivolgono a noi».

Questo comportamento, però, oltre che eticamente discutibile e contario alle regole dei social network, è di fatto un vero e proprio inganno nei confronti dei consumatori, tanto che la stessa Facebook ha deciso di correre ai ripari.

UNA MINACCIA MILIONARIA. L’azienda di Mark Zuckerberg ha già fatto causa per danni a diverse società che negli anni scorsi hanno fatto un utilizzo massiccio delle click farm e qualche giorno fa ha reso noto di avere ottenuto oltre 2 milioni di dollari di risarcimento da non meglio precisati spammer.

Per tentare di contenere gli abusi, i tecnici di Facebook mettono in campo perle di tecnologia: strumenti sempre più sofisticati analizzano il comportamento degli utenti tentando di individuare schemi di navigazione sospetti e incrementi di like incoerenti con l’attività della pagina.

Gli account in odore di tarocco, sia delle aziende che acquistano i like sia dei navigatori che li seminano, vengono così identificati ed eventualmente bloccati.
fonte focus italia

Di Alessandro Baccetti

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