Corona Verde: percorso tra i fossili

Spesso (molto spesso) ci lamentiamo che dalle nostre parti non c’è mai nulla da fare. Molti definiscono i nostri paesi come “città dormitorio” ma non dimentichiamo che viviamo in campagna e se vogliano trovare qualcosa da vedere non dobbiamo fare altro che assaporare ed esplorare i nostri panorami e le nostre terre. Noi oggi, ad esempio, abbiamo preso la Corona Verde da Grange di Nole e raggiunto la Foresta Fossile di Stura.

Le indicazioni sono chiare e in venti minuti (scarsi) si raggiunge il luogo incantato.

Vi consigliamo di lasciare la macchina nei pressi della chiesa di Grange di Nole, da dove, tenendo sempre la destra, si raggiunge in pochi minuti la strada sterrata di accesso al torrente.
Sul fiume Stura, tra Ciriè e Nole, si trova questa famosa foresta fossile che è stata parzialmente portata alla luce dall’alluvione del 2000 e costituisce un importante geosito, situato nella Zona di salvaguardia dello Stura di Lanzo, un area regionale protetta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Circa 3 milioni di anni fa’, nel luogo dove scorre adesso lo Stura, si ipotizza che si trovasse una palude. La vegetazione che vi cresceva venne distrutta, forse da un incendio, e si sedimentò nella palude stessa. Si verificarono così le condizioni necessarie alla fossilizzazione.

I resti si sono conservati perfettamente, tanto da poter riconoscere i tronchi crollati, le radici, i rametti e i calchi delle foglie nell’argilla. I fossili appartengono ad una pianta chiamata “Glyptostrobus europaeus”, della quale oggi esistono esemplari affini solo nella Cina meridionale.

 

 

parte del percorso della Corona Verde nel tratto di Nole
E’ un mistero il fatto che questi monconi di Glyptostrobus non siano marciti in tutti questi milioni di anni. Ma la cosa più suggestiva nel guardare questo panorama, sta nel fermarsi un attimo a pensare che in un mondo dove tutto cambia e si rinnova, ci sono ancora pezzi di natura che restano immobili e fermi nelle loro radici.
Ancora presenti. Malgrado noi.
Fatelo un giro. Ne vale la pena.
di Alessandro Baccetti
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