Comunque l’altro giorno ero preso bene per il pride di CIrie.
“Bella storia” avevo pensato. Anche qui in provincia iniziano ad arrivare un po’ di novità. Pensavo a tutti quei ragazzi e quelle ragazze che si vergognavano del loro stile di vita. A tutti coloro che erano costretti a nascondere i loro pensieri, i loro sentimenti e i loro modi di vivere solo perché considerati dalla società come atteggiamenti sbagliati e fuori dal “normale”.
Pensavo a chi non si sentiva a suo agio nel proprio corpo ed era costretto a nascondersi pur di essere se stesso. A coloro che dovevano vivere segregati in angoli bui (questa l’ho rubata a un pezzo di Zero che proseguiva con la frase “sarà un altro pianeta un universo più in là e saprai quanto costa a un bastardo la sua libertà”). Poi pensavo ai ragazzi di provincia la cui vita è ancora più complicata dei ragazzi di città dove invece le mentalità sono più aperte. Insomma ottima iniziativa e decido di parlarne bene e molto volentieri.
La festa è stata bella mi hanno detto (io non c’ero ma mi è stata raccontata da molti) ma appena terminata ecco che arrivano le critiche. Critiche dei bigotti direte voi. No. Critiche degli organizzatori nei confronti del nostro gruppo. Si avete capito bene.Vi spiego: tra le tante foto ne appare una di una ragazza presa di schiena mentre passeggia lungo il corteo. Questa ragazza è in costume ed è fotografata insieme ad altri. Appaiono un po’ di commenti sotto la foto ma ci sta, ovvio.
Nessuna offesa ma qualche commento un po’ scandalizzato .
Commenti che vengono subito ribattuti da altri positivi. Insomma nulla di che.
Ma questa organizzatrice mi dice che loro si sono raccomandati di fare foto solo se le persone sono consenzienti. In pratica al Pride di CIrie (solo quello di CIrie) per fare una foto bisogna chiedere al diretto interessato. È una manifestazione pubblica quindi la richiesta è assurda (come se al prossimo Palio dei Borghi si dovesse chiedere a ogni partecipante se accetta di essere fotografato o meno).
Ovvio che per legge tutto ciò non esiste ma dico che se la ragazza si sente offesa posso togliere la foto. Basta che me lo chiede. Ma questa organizzatrice insiste che lo sta chiedendo lei come promotrice dell’evento. Insomma una presunzione alimentata probabilmente dal successo della parata. Magari questa persona risulterebbe meno piena di se se l’evento fosse andato diversamente.
Personalmente mi auguro che il prossimo anno evitino di venire nella mia città a dettare leggi e a inventarsi regole solo perché ci considerano dei provinciali a cui è stato fatto il favore di poter assistere a un pride sotto casa.
A Torino ovviamente nessun organizzatore si è mai sognato di arrivare a tanto. È proprio vero che spesso molti problemi vengono alimentati dalle stesse persone che lottano per la soluzione dei medesimi. E poi diciamolo … se quella ragazza aveva paura di essere fotografata in costume durante una parata Pride poteva mettere un paio di pantaloncini. Scrivo solo per giustificarmi con gli amici del gruppo che avevano commentato la foto.
di Alessandro Baccetti