Vivo Ciriè da cinquant’anni e non ricordo di aver mai visto un senzatetto nella nostra città. Mi, nè in centro, nè in periferia.
Qualche giorno fa, passeggiando per il centro, ne ho visto uno che dormiva in un angolo del portico di Corso Martiri della libertà. Girato su un fianco, viso contro il muro, con una piccola coperta addosso, ben tirata sul viso, ma che non gli copriva nemmeno i piedi.
Giuro che il mio primo pensiero è stato quello di scuoterlo delicatamente e di invitarlo a casa, dargli qualcosa da mangiare, la possibilità di fargli fare una doccia, rivestirlo con gli abiti del mio consorte….. Contestualmente altri pensieri mi rimbombavano in testa: i miei figli mi avrebbero dato della pazza a fare entrare uno sconosciuto in casa, ero sola, con quello che si sente in giro avrebbe potuto accadere qualsiasi cosa….
Caspita, che fare? ….. Come avrei potuto spiegare a Dario (che mi appoggia sempre per ciò che faccio, davvero!), che avevo portato un perfetto estraneo a casa nostra? Spiegare la situazione a chicchessia sarebbe stato potenzialmente equivoco.
Insomma, mentre nella mia testa c’era un intenso match tra il desiderio di intervenire senza creare scompiglio in famiglia, vengo distratta da 4 ragazzini che camminano nel senso contrario al mio: si danno gomitate e indicano sorridendo il povero malcapitato.
Si fermano, confabulano qualcosa e si guardano intorno. Non c’era molta gente, erano circa le due del pomeriggio, in pieno giorno, cosa pensavano di fare? Mi sono piazzata davanti ai quattro e ho sentito la mia voce dire “se lo toccate sono mazzate che si sprecano”….
Precisiamo: intanto erano 4 e io ero da sola (e infortunata!), anche in un ‘uno contro uno’ me le sarei prese, ma ciò che mi ha stupito è stata la dialettica, i termini, il tono, i modi!
Io non sono così… O almeno non pensavo di essere burbera, maleducata, aggressiva…. Invece in quella circostanza ho mostrato un lato pessimo di me.
I ragazzi sono rimasti basiti, hanno balbettato qualcosa, anche se le loro intenzioni erano chiare e se la sono filata.
Ora ciò che mi domando è: perché se vediamo una persona inerme, pensiamo di potergli fare del male? Ma cosa ci spinge ad essere così? Ma è tanto difficile essere più buoni? La propensione ad aiutare il prossimo non è contemplata nel nostro essere umani?
Il dubbio esiste e persiste, però i quattro, poco più che adolescenti, potrebbero essere i nostri figli… Vogliamo educarli ad essere più rispettosi, civili, empatici….. e soprattutto, se abbiamo fallito fin’ora, come rimediare?
Io nel frattempo provo a fare un po’ di introspezione, perché anche il mio atteggiamento è discutibile… Buon Natale meravigliosi e preziosi amici de L’Altra Ciriè!
Per un Natale buono e un ‘noi’ migliore.
di Cinzia Somma

