Monica e la sua storia
Una bella giornata di sole. Febbraio ha deciso di dedicare alla nostra città un po’ di luce. Il freddo mi entra nelle ossa ma decido ugualmente di uscire e camminare per il centro. In lontananza si vedono le nostre montagne innevate.
Per le strade incontro amici che si lamentano della loro città e sognano di andare via. Fuggire lontano, diceva una vecchia canzone. Una frase che un po’ tutti abbiamo proferito almeno una volta nella nostra vita. Eppure c’è qualcuno che il destino l’ha portata lontano senza prima chiederle il permesso. Lei è Monica e la sua storia l’ha portata via da Cirié quando era poco più che bambina. E’ emigrata in una terra splendida, una terra che io considero in parte mia. Una terra con orizzonti mozzafiato e panorami da brividi.
Una terra piena di colori e di gente festaiola. Una terra che non dista dal mare ma che e’ conosciuta per le sue colline e la sua natura per molti
versi ancora incontaminata. La terra dove adesso vive e la Maremma e il suo paesino di poche centina di abitanti si trova a pochi chilometri da quello dove ho passato estate splendide durante la mia infanzia e la mia adolescenza.
E’ tutto fantastico, direte voi. Eppure qualcosa nel cuore di Monica è rimasto incompiuto. Eppure nella sua mente Cirié resta un ricordo favoloso e pieno di rimpianti e sogni mai avverati.
Accendo il cellulare e inizio a messaggiare con la mia amica d’infanzia.
Le nostre mamme erano molto amiche quando noi eravamo piccoli e abbiamo passato molto tempo a giocare e ad ascoltare i discorsi dei grandi senza capirci molto. Il viaggio che percorrono i giga del telefono sembrano pochi, ma seicento chilometri possono essere una distanza incolmabile per chi ha nel cuore la propria terra di origine. Perché Monica è nata proprio a Cirié .
“Allora racconta ai nostri amici dell’Altra Cirié quando e perché te ne sei andata”
“L’ Anno in cui sono partita era il 1985.
Ero ancora una bambina e sono dovuta partire perché i miei genitori hanno deciso di tornare al loro paese di origine. Ricominciare nella loro terra e farci vivere a me e mio fratello nel posto che consideravano il migliore dove crescere i propri figli.”
Poi prosegue:
“Il trasferimento all’inizio è stato molto duro. Perdevo tutti gli amici che mi ero andata conquistando. Dovevo cambiare tutte le abitudini e le semplici azioni che compivo nella mia Cirié quotidianamente. Tu non immagini quanto ho pianto all’inizio.
Ma come si dice “il tempo e’ un gran dottore” e grazie ai miei genitori sono riuscita a superare questo trauma. Piano, Piano.
Poi ho conosciuto mio marito e sono diventata mamma di uno splendido bambino che ormai è un ragazzo. Le cose si stavano mettendo a posto e tutte le ansie di un tempo dovute al mio trasferimento stavano sparendo. Ma ne 2003 è mancato mio padre e tutto il mondo mi è cascato addosso”
Conoscevo bene Lello, era una gran brava persona. E non lo dico come si potrebbe pensare perché non c’è più. Lo dico nel vero senso della parola. Bravo in quanto un uomo tranquillo, pacato, sempre disponibile e lucido.
Capisco quindi il dramma che ha potuto subire Monica.
“Cosa ti è rimasto della Cirié degli anni ottanta? Dico nella mente e nel cuore ”
Non passa molto e arriva la risposta al mio messaggio
“Non mi scorderò mai il cortile dove giocavo sempre .Anche con te..Il parco giochi i portici …Il bar tre scalini. Il villaggio.
E poi quando andavamo ai castagni a mangiare sui tavolini da campeggio con i nostri genitori e i nostri fratelli più grandi. E poi all’accampamento. Ti ricordi? La mi mamma e il tu babbo trovavano sempre tanti di quei funghi che facevano arrabbiare tutti! Erano i più bravi, conoscevano dei posti in cui nessun altro aveva mai messo piede. ”
Certo che mi ricordo, penso tra me e me. Mi ricordo eccome! Abbiamo avuto un’infanzia felice perché avevamo dei genitori che si accontentavano di quello che avevano. E la domenica era “sacra”.
Tanti andavano a messa, ma noi andavamo a mangiare all’aperto tra la natura. Credo che tutto il benessere che avevano conquistato venendo al Nord in fondo gli faceva un po’ paura. Paura di dimenticare le origini e la loro storia. Mio padre l’avrò sentito dire migliaia di volte “ci se ne torna giù prima o poi!”. Ma per noi non è mai accaduto.
Credevo di aver esaurito le domande ma ecco che a distanza di qualche minuto mi arriva un altro messaggio di Monica.
“Mi manca Ciriè perché penso che un pezzo di me è rimasto lassù ..Poi penso anche al fatto che la città forse mi avrebbe offerto più sbocchi per il lavoro e per lo studio. Non dico che la mia vita potrebbe essere stata migliore se fossi rimasta a Cirié, ma probabilmente diversa. Chissà. Mistero”
“Ma non torni mai su?”
“Sono tornate poche volte a trovare i miei parenti, ma anche se non è dall’altra parte del mondo, per raggiungere Cirié devo fare un viaggio e come sai non sempre sia ha tempo di farlo. Ma mi raccomando, scrivi che mi manca la neve.e le montagne. Certo ho trovato il mare della Maremma e tu sai quanto sia splendida tutta la nostra terra, comunque credimi, mi considererò sempre e per sempre una ciriacese adottata dalla Toscana”
Ci salutiamo e probabilmente ci rincontreremo la prossima estate a Baccinello o a Cana. Lei mi chiederà notizie di Cirié e degli amici che aveva da bambina e che non dimentica. Io risponderò aggiornandola su tutte le novità di cui sono a conoscenza e lei di contro, come tutti gli anni, dirà “mi raccomando saluta tutti. E soprattutto salutami Cirié !”
di Alessandro Baccetti