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Il Fu… Grande Albergo Miravalle

Posted on 6 Gennaio 202127 Gennaio 2021 by Alessandro Baccetti

Prendete la strada che da Ciriè va verso le Valli di Lanzo. Continuate sempre dritto verso Nole (occhio che con il nuovo anno ci sarà un bel autovelox ad attendervi) e proseguite in prossimità di Lanzo. Appena prima della galleria guardate a destra e scrutate il Ponte del Diavolo. Adesso proprio sopra le vostre teste una imponente costruzione, voluta dallo stesso San Giovanni Bosco, catturerà la vostra attenzione.

Ma oggi non dovrete svoltare a destra per entrare nel paese. Magari domani, oggi invece continuate lungo la strada principale, proseguite sempre dritto e avviatevi verso la rinomata cittadina di Ceres.

La storia la lasciamo ai libri di storia. Noi preferiamo parlare della nostra storia e del legame che abbiamo con il nostro territorio che da sempre ci circonda. Io ad esempio Ceres la collego molto con le “tagliate” che facevo alle medie. Ebbene si, tanto ormai le mie figlie sono grandi e posso confessarmi: alle medie già tagliavo da scuola..(vorrei mettere una faccina con l’aureola sopra la testa ma non so come si fa).

Ricordo che salivamo di nascosto e di soppiatto sul treno della tratta Torino Ceres che aveva ancora con le carrozze in legno. Con i nostri zaini multicolor tipici degli anni 80, partivamo dalla stazione di Cirie’ cercando di farci notare il meno possibile da occhi indiscreti di parenti e amici dei nostri genitori. Se ci avessero scoperto sarebbero state botte assicurate e serrate forzate a casa per chissà’ quanto tempo. il viaggio era breve ma a noi sembrava lungo quanto tutto il giro del mondo.

Appena scesi in stazione andavamo a giocare a calcetto nel bar con il tetto in legno che si trovava proprio li davanti. Le ragazze che erano con noi in genere sbruffano dopo la seconda sigaretta e ci toccava andare in paese per una camminata e un gelato stick (quello che potevamo permetterci).

Ricordo che passavamo sotto un locale che sapevamo fosse una discoteca. guardavamo quelle scale dal basso e sognavamo un giorno di poterle percorrerle per poter entrare in quel locale. Eravamo ancora troppo piccoli e non ci avrebbero mai fatti entrare. Da li a qualche anno avremmo passato delle indimenticabili domeniche pomeriggio tra musica assordante e fumo di sigaretta nauseante.

Alla fine pero’ ci trovavamo sempre li, sotto la torre di Ceres. Gia a quei tempi c’era una gelateria. Allora come adesso. Solo che adesso la proprietaria della gelateria piu famosa di Ceres fa anche degli ottimi panini che mi hanno riempito la pancia per tutta l’estate. ma questa e’ un’altra storia.

Svaccati su scomodissime sedie di ferro venivamo sempre catturati da quell’edificio che stava accanto alla torre. Una costruzione imponente che un tempo fu un albergo, adesso un luogo un po lugubre e stile film horror con le finestre divelte e l’intonaco scrostato … eppure ancora cosi presente e dominante.

Le ultime notizie che lo riguardano risalgono al 1977 quando su di un giornale locale appariva un trafiletto in cui si cercava personale per la stagione invernale, poi piu nulla. Ci fu un progetto nel 1992 quando si cerco’ di trasformare il complesso in una comunità per persone con problemi psichici. Ma il comune di Ceres nel 1996 non rinnovo’ la concessione edilizia (chissà da chi era formata la giunta di allora e chissà se sono ancora a sedere sulle poltroncine delle sale municipali) ed il progetto fu abbandonato. Erano già stati investiti 2 miliardi e mezzo di vecchie lire per i primi lavori di ristrutturazione da parte dei proprietari del complesso e alcuni lavori erano già cominciati, per quello si vedono finestre divelte e intonaci a vista.

I lavori eseguiti a metà non hanno fatto altro che rendere piu intrigante e misterioso lo scenario che va a dominare la nostra vista quando ci troviamo sotto la sua possente presenza. Sarebbe un luogo inquietante e spettrale se non fosse per le alte montagne che lo circondano. Montagne che ci fanno capire che nulla costruito dall’uomo può essere veramente brutto e spettrale se e’ la natura a fargli da cornice.

di Alessandro Baccetti

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