Ho letto con interesse l’articolo dedicato al Pride cittadino pubblicato su La Voce la settimana precedente la manifestazione, e ho condiviso in pieno le parole di Matteo Maino.
Vi riporto alcuni passi dell’articolo, giusto per comprendere l’apertura a questo tipo di cortei: “Il pride non è, e non deve essere interpretato, come una semplice parata folkloristica……. è una manifestazione politica e sociale di vitale importanza, il megafono attraverso cui si dà voce a chi è stato messo a tacere, ha subìto discriminazioni, pregiudizi e violenze in ragione del proprio orientamento sessuale….” Credo che siano poche le persone che non condividano questo pensiero, soprattutto in virtù del fatto che la discriminazione in sè, tratta in maniera ingiustificata una persona, escludendola da un servizio o un’opportunità che le spettano di diritto.
Con altrettanto interesse ho seguito, tramite social, poichè per motivi lavorativi non ero presente al pride, gli interventi dei ragazzi che erano in piazza, che rivendicavano l’orgoglio e i diritti della comunità LGBTQIA+. Tutti condivisibili, corretti, intelligenti.
C’è però unenorme disparità tra quello che è e quello che deve essere.
Il pride di Ciriè è infatti una vera parata folkloristica, è fatto da gente che non vuole l’inclusione, ma che si esclude a prescindere dalla società, perché oltre a sentirsi diverso si sente migliore. Il pride di Ciriè non fa avvicinare la gente comune, mette le distanze, crea muri e barriere. Son d’accordo con quanto scritto nell’articolo prepride, ma sono altresì convinta che il pride di Ciriè non è quello.
Qualunque manifestazione che chiede maggiori diritti dovrebbe essere partecipata, dovrebbe far sì che uno che si trova casualmente in giro, si aggreghi al corteo perchè è significativo.
E non ci si offende se vengono sollevate critiche, non ci si sente migliori, superiori.
Alla fine hanno partecipato 30 o 300 persone al pride di Ciriè? Per me avrebbero dovuto essercene 3000 almeno! Però finchè la superbia avrà il sopravvento sull’umiltà i numeri conteranno poco, questi ragazzi continueranno ad essere visti come attrazioni carnevalesche che hanno anche sbagliato il periodo.
Le manifestazioni del Pride sono occasioni per celebrare la libertà di essere sé stessi e per chiedere il riconoscimento di diritti civili, pari opportunità e una società più inclusiva e rispettosa per tutte le identità. Forse, mi permetto di consigliare agli organizzatori, per il prossimo anno provate a coinvolgere tutte le associazioni del territorio, ponetevi con apertura, allo stesso livello egli altri.
Perchè siete questo.
di Cinzia Somma