Integrazione. Cosa significa veramente questa parola e come la si può mettere in atto in un piccolo paese di provincia? Integrarsi con gente che arriva da molto lontano non è facile.
Ideologie completamente diverse e radici agli antipodi non aiutano a far sì che possa nascere nell’immediato una società multietnica. Ci vorranno anni, forse secoli. Le generazioni dovranno continuare a scontrarsi per mantenere le proprie tradizioni.
E poi c’è la questione del razzismo. Questione mai superata dalla nostra mentalità. Ma, spero di spiegarmi bene, il razzismo non inteso come movimento crudele e terroristico, ma come ideologia, credo sia piuttosto logico che esista.
Viviamo nelle nostre terre, viviamo di sacrifici e di lavoro. Cerchiamo con tutte le nostre forze di costruirci un futuro e viviamo nella certezza che avremmo potuto ottenere di più. In questa condizione di insoddisfazione ci vediamo arrivare uomini e donne di paesi lontani. Pensiamo che la società si trovi costretta ad affrontare dei sacrifici per loro.
Ma se lo Stato a cui paghiamo le tasse, lo Stato che abbiamo eletto, lo Stato che dovrebbe proteggere i nostri interessi, si trova obbligato ad investire risorse per loro, avrà meno da spartire per noi. E poi c’è la loro mentalità così lontana anni luce dalla nostra. Insomma è davvero difficile l’integrazione e sono convinto che nel nostro piccolo tutti dobbiamo fare qualcosa. Qualcosa di importante, qualcosa di grande. Ma viviamo in micro comunità del Canavese. Cosa possiamo fare? Sono molti gli immigrati arrivati in questi mesi nella nostra provincia.
Che facciamo? Li lasciamo lì, in balia delle Comunità assistenziali? Chiusi nelle loro quattro mura? Dobbiamo assistere al loro degrado in silenzio?Certo che no! Ed ecco che come per magia arriva l’Associazione Macapa’: Una scuola d’arte ciriacese che tra le altre cose si occupa di recitazione.
E cosa fa la nostra amica Valentina Cameran insieme ai suoi collaboratori? Si reca presso la Comunità “Dalla stessa parte” di Cirié e chiede ai ragazzi da poco arrivati nella nostra città da paesi lontani e spesso in guerra, se vogliono partecipare ad una recita multirazziale.
Non è stato sicuramente facile. Arrivano dall’Africa, e non parlano ancora la
nostra lingua. Comunicare è praticamente impossibile e anche tra loro stessi non è facile. Parlano dialetti differenti e i gesti, spesso, sono le sole forme di comunicazione possibile. Ma l’arte non ha limiti e la recita supera ogni confine.
Che dite, assistiamo a questa opera? Proviamo a conoscere questi nostri nuovi conterranei? Cosa dite Antonello Micali Roberta VernèManuel Giacometto potrebbe essere una notizia da trattare suo vostri giornali? Fateci sapere!
di Alessandro Baccetti
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