Laltra Ciriè, quella che unisce e non divide

Chi è Sismonda? Quali ripercussioni possiamo subire nel non conoscerlo? In una sera d’inverno mi ritrovo deluso e un po’ arrabbiato.
Cercavo notizie scritte sulla città in cui sono nato e per cui sto combattendo nel mio piccolo assieme al nostro gruppo dell’altra Ciriè per ridargli una collocazione storica che la riporti agli albori di un tempo. Ma nella biblioteca comunale ho solo trovato qualche immagine di Ciriè com’era è un trattato sull’Istituto Troglia.
Deluso faccio un post e tra i vari commenti un amico del Gruppo mi rammenta un certo Sismonda.
Penso si tratti di qualcuno che avesse voluto taggare. So dell’esistenza di una via a Ciriè con questo nome, ma non mi sono mai posto la domanda su cui lui fosse. Così come non me la sono posta sui nomi che portano le altre centinaia di vie che da sempre percorro.
D’altro canto, su un’altro gruppo, un signore cerca di farmi passare per ignorante. Mi dice che sto facendo una pessima figura non sapendo chi sia Sismonda. Ho ricordato lui che neppure la biblioteca comunale tiene sue opere tra gli scaffali e che a scuola (frequentata a Ciriè) nessun libro di testo di questo autore mi è mai stato impartito.
Allora trova una prenotazione del libro in questione su biblioteche del Canavese e si meraviglia di come io non l’abbia trovato. Ci si arrampica sui muri come si può, insomma. Magari il titolo era fuori, in prestito, prendo.Non so e non mi interessa.
Penso che se un ciriacese voglia fare una ricerca sulla sua città, debba poter avere a disposizione una biblioteca fornita. Resta inteso che il libro non era presente in biblioteca, e neppure mi era stato consigliato dall’impiegata.
Parliamo comunque di una persona che in altri apprezzamenti, consigliava vivamente le genti di Ciriè che non erano felici di come andavano le cose nella città, di trasferirsi altrove. Come dire che va tutto bene. Niente è fuori posto perché l’amministrazione e buona e giusta. Se ti va resta, altrimenti inutile aprire bocca. Bisogna emigrare.
L’unica soluzione plausibile per chi non vuole infiltrati.
Ho avuto come l’impressione di rivivere quei periodi di quando ero bambino dove alcuni (pochi, pochissimi a dire la verità) piemontesi di origini radicate, guardavano noi figli di emigrati come degli intrusi. Come delle persone che intaccavano le loro origini.
Non dovevamo c’entrarci nulla con la loro storia. Ma l’istruzione avanzava e bisognava mettere dei paletti di recinzione. Allora partivano i “che ne sai tu? Sei mica originario di qua!”… Bastava poco per farti sentire di troppo.
Poi i loro figli hanno iniziato a conoscerci e a dividere il loro tempo con noi. Siamo stata la generazione che ha abbattuto le barriere del nord e del sud. Ne andiamo fieri. E anche se restiamo un po’ meravigliati di fronte ai discorsi di qualche strano temerario, continuiamo per la nostra strada. Strada che unisce e non divide. La Ciriè che è giusto che sia!
di Alessandro Baccetti
Credit immagine: http://mostre.museogalileo.it
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