- Cronaca di un successo.
Oggi, domenica 29 ottobre, si chiude la mostra che nelle ultime 5 settimane ha portato alla ribalta del panorama culturale italiano la nostra cittadina. Con oltre 2000 presenze, senza contare le scolaresche, “Arcangeli” di Angelo Barile ha portato a Cirié persone da tutto il circondario, da Torino e da svariate città d’Italia, Alessandria, Bergamo, Milano, Roma… e di fronte a un simile successo, superiore perfino alle aspettative dello stesso artista, qualcuno sarà tentato di salire sul carro del “vincitore” e di mettere in qualche modo il proprio cappello, senza peraltro aver nessun merito.
Ma come spiegare un simile successo? E sopratutto chi ne è il vero artefice? Di sicuro il tema trattato era affascinante, ricco di riferimenti e molto vicino alla sensibilità dei più, ma era anche un argomento su cui sarebbe stato semplice smarrirsi o cadere nella banalità. La grandiosità di alcune tele e della scultura dell’ala, insieme alla qualità delle opere, anche quelle di più modeste dimensioni, di sicuro ha fornito delle ottime premesse, ma è un motivo sufficiente? L’organizzazione, curata nei minimi dettagli, dalla disposizione delle opere, alla musica, alla pubblicazione di manifesti e cataloghi, alla comunicazione in generale è stata senz’altro un elemento determinante; così come determinante è stata l’esigenza (diventata palese in seguito) di tutto un territorio di sentirsi partecipe di un evento di grande respiro e caratura.
Ma tutto questo non era sufficiente. Angelo ha fatto di più: per 5 settimane ha contagiato i visitatori con il suo entusiasmo, spiegando non solo la genesi e le particolarità delle sue opere, ma addentrandosi in spiegazioni di episodi tratti dalla bibbia, dando un volto umano a personaggi che per i più sono semisconosciuti o dimenticati. Lo ha fatto con il rigore che gli deriva dalle lunghe ricerche fatte sull’argomento, con la semplicità che gli è propria nel comunicare concetti anche impegnativi, con la signorilità che sempre lo contraddistingue nel mettere a proprio agio anche chi, come me, è un po’ a digiuno su certi temi e lo ha fatto con una luce negli occhi di chi non sta semplicemente illustrando il lavoro di un anno, ma che crede fermamente in ciò che ha rappresentato.
È stato talmente coinvolgente che c’è chi, come me, ha visitato la mostra a più riprese, a volte in silenzio, a volte accompagnato dall’artista che si è dimostrato una persona poliedrica, in grado si intavolare una conversazione brillante non solo sulle sue opere, ma sui più svariati argomenti, tanto che non conto le ore che ho passato nelle ultime settimane in sua compagnia. Ha saputo trasmettere così bene il suo messaggio, con le sue opere in prima battuta, ma anche con le sue parole durante le visite, che molti studenti hanno accompagnato i propri genitori alla mostra dopo averla vista con la propria classe.
Le 5 settimane sono passate, la mostra chiude oggi e tra qualche ora sarà solo un piacevole ricordo. Non ne seguiranno altre: palazzo D’Oria sta per diventare un cantiere e non sappiamo ad oggi quale sarà il suo utilizzo futuro, all’orizzonte non ci sono artisti che siano così legati al territorio da assumersi l’onere di organizzare, in prima persona, un evento di tale portata e la cultura con la “C” maiuscola, in questo paesino di provincia, è ancora vista da molti come un “di più” fine a se stesso. Io sarò uno dei molti a serbare una serie di emozioni profonde legate a questo evento: dall’essermi perso negli occhi di Uriele al giramento di testa che mi ha dato la contrapposizione di Raffaele con il “putto” al senso di smarrimento di fronte a Sodoma e Gomorra, ma più di tutto conserverò il ricordo di come ho trovato un Amico. Grazie ancora Angelo.
di Dario Zabardi
credit immagine: Angelo Barile