Bullismo: la mia storia

Quella che sto per raccontarvi oggi è la storia di Sonia, una ragazza di 16 anni che si è ritrovata, sua malgrado, ostaggio,vittima e carneficina di quelle che credeva essere le sue migliori amiche.

Quelle stesse ragazze che noi mamme accogliamo in casa come se fossero nostre figlie acquisite, le accompagnamo a scuola, le offriamo la merenda nei freddi pomeriggi d’inverno, e che spesso ce le ritroviamo a cena o a colazione, perchè il legame tra le fanciulle è così forte, che il loro unico desiderio è quello di passare più tempo possibile insieme… e tutto sommato per noi è anche un sollievo.

Quante volte avremmo voluto desistere ai richiami a rincasare dei nostri genitori, che più severamente pretendevano il rispetto degli orari e la presenza di tutta la famiglia riunita a tavola???

Incontro Sonia per la prima volta in un parco, è minuta ed ha il viso pulito, i suoi capelli lisci a carrè (dire a caschetto non si usa più… giusto??) le incorniciano un viso dolce, con 2 occhi chiari di un’intensità quasi da perdercisi…..

Mi racconta la sua storia, partendo da lontano, quando andava ancora alla scuola elementare, perchè è li che ha stretto il legame con 3 bambinette vivaci e allegre.

La loro amicizia è stata forte negli anni, hanno frequentato anche scuole diverse, ma il legame non si è mai definitivamente sciolto e da quando hanno scelto la scuola superiore si sono ritrovate in classe insieme come ai vecchi tempi.

Fin qui tutto bello, non capisco come si è arrivati a parlare di bullismo tra di loro, e glielo chiedo: non è stato un cambiamento improvviso negli atteggiamenti delle sue amiche, me un passaggio quasi invisibile dallo scherzo alla violenza.

Infatti inizialmente, Sonia non si preoccupava più di tanto, se le spariva il telefono, se le amiche si scambiavano sguardi d’intesa e sorridevano guardandola… non capiva che tutti quegli atteggiamenti risultavano dalla soddisfazione delle bulle, a cose ben più pesanti, la più impressionante che mi ha raccontato, è stata quando hanno sostituito l’acqua della mezza naturale che teneva nello zaino, con sputi ed urine.

Poi nel corso delle uscite pomeridiane, spesso veniva spintonata da una all’altra, e se non si reggeva in piedi o inciampava, ne approfittavano per allungare calci e deriderla. Stessa situazione durante l’attesa del treno che le riportava a casa.

Mi stupisco del fatto che nessuno si sia mai intromesso per difenderla o metterla in guardia, ma lei mi dice che non ce n’era bisogno… erano sue amiche, scherzavano così, ma in fondo le volevano bene, perchè se la prendevano parecchio se, per un motivo o un altro, lei non partecipava alle loro uscite pomeridiane.

Solo quando hanno cominciato a lasciare segni sul suo corpo ha cominciato a dubitare di loro… un pomeriggio d’inverno, la “capobanda” ha pensato bene di spegnerle una sigaretta sulla guancia… a dirla tutta non era la prima volta…. aveva segni anche sulle gambe, ma risalivano all’ estate scorsa, quando usciva in pantaloncini e la bulla, casualmente, finiva sempre con la cicca sulle sue gambe.

Solo in questa circostanza sono intervenuti i genitori di Sonia, che non hanno creduto alla casualità;

L’hanno obbligata a farsi raccontare la storia… tutta… dall’inizio, dagli spintoni, alle mani attorno al collo, fino a farle quasi perdere i sensi.

E l’hanno portata alla polizia per formalizzare una denuncia.

L’iter è stato lungo; ha dovuto raccontare più e più volte la sua storia a più persone e autorità; sono intervenuti anche i servizi sociali.

Le chiedo se questa storia si sarebbe potuta evitare… e mi dice di sì, abbassando lo sguardo, se avesse raccontato anche solo della prima bruciatura sulla coscia.

“Credi che i genitori abbiano le colpe per certi atteggiamenti dei bulli?” chiedo. “Sbuffa…sospira… mi risponde “in parte”… delle 2 ragazzine che partecipavano ed eseguivano le disposizioni della leader no… ma della bulla principale sì, è colpa dei genitori, perchè anche quando ricevevano comunicazioni dagli insegnanti, non le hanno mai dato punizioni esemplari, continuava ad uscire, ad avere il telefono, a fare stupidaggini in giro… secondo me era poco seguita.”

“Si sono rese conto della gravità delle loro azioni?”….ha gli occhi verdi, lucidi, di chi ci crede ancora nell’amicizia Sonia, pensa che delle 3 solo la leader non si sia nè pentita, nè resa conto della gravità.

“Quale sarebbe, secondo te la punizione esemplare per far sì che certi atti di bullismo non si ripetano?” ha già immaginato cosa vorrebbe chiedere ad un giudice, lei non ha bisogno di soldi, e probabilmente per la famiglia della bulla non sarebbe nemmeno un grosso problema sborsare una cifra più o meno alta per risarcire il danno morale, “vorrei che la mettessero a fare dei lavori socialmente utili, pulire dei bagni pubblici, i parchi, assistere gli anziani in una casa di cura…” bhe, non sarebbe una cattiva idea, chissà che certe situazioni non la mortifichino un po, come lei ha mortificato Sonia più di una volta. Ma più che altro, mi chiedo se basterebbe a smuovere un po la sua coscienza.

“Quanto possono fare la famiglia, la scuola, le associazioni e i mass media per limitare al minimo episodi di questo tipo??” “Io con i miei genitori parlo molto di più da quando mi è capitato questo brutto episodio, forse se avessimo avuto un rapporto e una comunicazione più attiva prima, avrei potuto salvarmi da simili torture… ma a volte i nostri genitori sono presi dalle preoccupazioni, dal lavoro, dalla casa e non si rendono conto dei problemi, perchè se non ne parliamo l’impressione è che in effetti non ne abbiamo.

La scuola potrebbe sensibilizzare l’argomento, conosco insegnanti che all’inizio dell’anno scolastico fanno un percorso breve ma intenso in cui parlano proprio di bullismo… la collaborazione tra famiglie e istituzioni sarebbe una gran cosa.”

“E i giornali?? non saprei… affrontare l’argomento potrebbe essere d’aiuto, forse davvero in questo caso l’unione fa la forza… famiglia, scuola, giornali, tutti uniti contro un nemico unico, il bullismo, sì! potrebbe essere una buona idea.

E’ sorridente Sonia, forse non aveva mai pensato che questa potrebbe essere la soluzione per evitare e debellare il bullismo.

E poi chiedo in ultimo: “come stai ora?? come vivi??” “sono serena”.

Mi fa piacere, il sostegno della famiglia è stato fondamentale per il recupero fisico e morale di Sonia, l’hanno sostenuta nei momenti di sconforto, che non sono stati pochi, e le hanno sicuramente fatto ritrovare quella sicurezza che pensava di aver perso per sempre.

Auguro a Sonia tutto il bene del mondo, che riesca con la sua esperienza a far capire che non si va lontano con le maniere forti, che non si è rispettati per la potenza fisica e che la giustizia segue sempre il suo corso. Denunciare è la soluzione giusta.

di Cinzia Somma

Credit immagine:https://i.ytimg.com

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