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Libero commercio e libera concorrenza

Posted on 18 Maggio 201718 Maggio 2017 by Alessandro Baccetti

“Pa’ andiamo a fare i capelli da Nadia? Devo fare colore, taglio piega..”

Sarah mi chiede di portarla a rifarsi il look. In realtà sarei molto arrabbiato con lei per via di un litigio a cui abbiamo preso parte la sera scorsa, ma accetto.

Accetto di malgrado in quanto so che tutte queste migliorie ai suoi capelli mi faranno perdere ore e ore. Ma tanto ho il mio cellulare, che altro mi serve? Arriviamo davanti al negozio, entriamo e senza neanche salutare faccio notare una cosa alla proprietaria . “Hey! Ma sbaglio o ti hanno aperto un negozio di pettinatrice esattamente a due metri dal tuo? Te n’eri accorta, vero?”

Davanti a me Nadia, Nausica e Ivana che mi guardano ridendo. Il negozio in cui mi trovo si chiama Zero Attesa. Siamo in una delle zone più belle di Ciriè. A due passi dal centro e con alle spalle la splendida Chiesa di San Martino che fa da cornice. “Si, vero. Certo che c’è n’e’ eravamo accorte del fatto che hanno aperto un nuovo negozio di parrucchiera a due passi dal nostro…

Ma c’è la libera concorrenza e credo sia normale che ciò avvenga” mi risponde Nadia. Conosco questa donna da tempi molto remoti. Ed anche Ivana e Nausica hanno fatto parte di quel periodo spensierato della mia gioventù. Nausica era ancora una bambina ma sua madre Nadia e la cugina Ivana hanno sempre fatto questo lavoro da che le conosco.

Hanno sacrificato molto del loro tempo pur di continuare a intraprendere questo mestiere. Poi a un certo punto Nadia ha deciso di fare il grande passo e dopo anni di lavoro da dipendente decise di reclutare figlia e cugina e dare vita ad un progetto semplice e professionale. Aprire un negozio di coiffeur con le vecchie usanze di un tempo.

Il classico negozio dove la cliente va ad aggiustarsi i capelli nella consapevolezza non solo di trovare professionisti con esperienza pluriventennale, ma anche di avere a che fare con persone con cui condividere pensieri profondi o semplici chiacchiere di paese.

Certo, perché l’intero paese gira comunque di qua, tra le mura di questa attività e di altre realtà che rendono viva la città. In un mondo dove tutto si rinnova e si evolve loro hanno preferito continuare a seguire la linea tradizionale. Ci si fa i capelli in modo impeccabile, e si condivide pensieri e parole in una sorta di locale “alternativo” che altro non è che un salone “vecchia maniera”.

Tutto perfettamente pulito e con arredamenti curati ed essenziali ti sembra di entrare in locale dove capisci di poter essere ascoltato. E le donne parlano, eccome se parlano. Neppure il rumore dei phon riesce a coprire le voci.

Le conversazioni si susseguono e un argomento inizia a prendere forma e spazio fino a diventare un susseguirsi di idee e convinzioni. Mi sembra di essere in uno di quei club aristocratici dove si discute di tutto e di tutti. Viene offerto il caffè e ognuna delle donne presenti dice la sua. Ma non si parla di attricette o di gossip.

Per lo meno non oggi. Si parla di vita quotidiana. Si parla di politica, di Ciriè e di come ci si sente ad essere commerciante nella nostra cittadina. “Tu che hai un blog potresti parlare di come va il commercio a Ciriè!”

Mi dice Ivana. Io con sguardo serio e con la testa alta affermo:” mi dispiace. Ma se dobbiamo parlare male dell’amministrazione comunale davvero non me la sento. Non mi farete tradire i padroni!” Mi guardano per un attimo smarrite e poi si ricordano di quante cavolate dicessi da giovane. “Sempre uguale?

Mi raccomando non crescere che poi chissà chi ti trovi davanti allo specchio!” Resto serio, quasi come per fare l’offeso e ascolto. ” non si fa niente per il commercio a Ciriè. Nulla. Due anni fa durante il palio avrei voluto abbellire il negozio con i colori della contrada, ma nessuno è mai venuto a chiederci nulla.

Avremmo sicuramente contribuito, ma niente. E poi non ci sono iniziative che ci facciano prendere visibilità. Non riusciamo a partecipare agli eventi perché non siamo presi in esame.” Dice Nadia mentre sistema i capelli di Sarah. “Ma come?”

Mi intrometto nel discorso sempre serio e convinto ” il nostro padrone e i suoi aiutanti avevano detto che sarebbero stati pronti a rifare tutto il centro e a rivalutarlo come non mai! Sarà venuta anche da te il Sindaco Devietti!” “Io qui non ho visto nessuno. Ne prima né dopo.” Risponde vivamente togliendomi il caffè dalle mani. “Tanto lo avevo finito!” Rispondo. ”

Comunque è tutta un po’ spenta la città e manca collaborazione tra amministrazione e commercio.” Mi dice quasi rassegnata. Allora riprendo la parola e dico: “Penso che manca il filo conduttore che potrebbe incrementare un commercio morente. Decine di serrande tirate giù sono il risultato di un’organizzazione superficiale e priva di idee.

Potrei fare davvero un post, ma non lo farò. Metti che poi ti aprono altri quattro negozi di parrucchiere ai lati rimasti per dispetto…sarà meglio tacere!”

di Alessandro Baccetti

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