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Museo Lombroso: Horror noir in centro a Torino

Posted on 7 Luglio 201714 Luglio 2017 by Alessandro Baccetti

Pubblico adesso così i bambini sono già a nanna… visita al museo Lombroso:

Ebbene si! Ci sono cascato anche io. Dopo le polemiche infinite che hanno riguardato l’apertura di questo Museo Horror Noir, ho deciso di farci una capatina.

Vado in via Pietro Giuria (dietro il Valentino) e salgo per delle scale buie e cupe della facoltà di medicina. La bigliettaia del museo non è certo la ragazza che ti accoglie con il sorriso al negozio della Nike. Ha piuttosto un sorriso spento e quasi sottovoce mi riferisce che è proibito fare fotografie. Caspita, penso. E adesso?

Vabbè, entro lo spesso. Lo scenario è davvero lugubre. Teschi veri ovunque. Ogni teschio ha un numero e una descrizione accurata. C’è il teschio del ladro, quello dello stupratore, quello dell’assassino. E poi le teste. Alcune sono di cera, ma altri pezzi di corpi sono stati mummificati e quindi sono ossa vere di persone realmente esistite.

Anche in questo caso vengono catalogate in base ai crimini che hanno compiuto. E infine non potevano mancare i cervelli. Centinaia di cervelli messi tutti ordinatamente all’interno di una vetrina. A questo punto viene spontaneo chiedere: ma chi cavolo era questo Lombroso che faceva raccolta di pezzi di esseri umani? Bene, Cesare Lombroso (1835 – 1909), è stato il fondatore dell’antropologia criminale. Il Museo tratta i temi della devianza, con particolare riguardo alla criminalità e alla pazzia.

 

 

 

 

L’allestimento fornisce al visitatore i concetti utili a comprendere come e perché Cesare Lombroso formulò la teoria dell’atavismo criminale e quali furono gli errori che lo portarono a fondare una scienza poi risultata errata.
Le collezioni comprendono preparati anatomici, disegni, fotografie, corpi di reato, scritti e produzioni artigianali e artistiche realizzate da internati nei manicomi e da carcerati della seconda metà dell’Ottocento e i primi del Novecento.

Il restauro del museo ha interessato gli oggetti delle collezioni principali, fra cui quelle dei corpi di reato, delle maschere in cera e gesso, dei manufatti in carta, legno, tessuto. Inoltre sono stati anche recuperati gli intonaci e gli stucchi, con la tinteggiatura originaria, i pavimenti in “seminato” veneziano e le vetrine espositive.

Quello che ti resta più impresso sono sicuramente i Resti umani di contadini e soldati del fu esercito borbonico che si mescolano a maschere di cera di uomini e donne moralmente deviati per natura. Vite senza nome condannate a un’eternità fatta di teche di vetro e flash fotografici( a chi è concesso). Tutto in nome della scienza. Ma quale?

In effetti dal momento che si è scoperto che questa scienza è stata un errore e che quindi non va considerata come tale, perché utilizzarla? Perché denigrare l’essere umano a tal punto?

Esiste addirittura un comitato tecnico scientifico chiamato “no-Lombroso”. L’ideatore di questo comitato, il signor Domenico Iannantuoni in una sua intervista afferma:
“Ma di cosa stiamo realmente parlando? Nient’altro che di una disciplina ibrida, frutto della combinazione dello studio della specie umana e lo studio dei criminali, che mira a individuare e definire i legami che intercorrono tra la natura di un reato e la personalità, se non addirittura l’aspetto fisico, dell’autore dello stesso. Una scienza, o meglio una pseudoscienza, piuttosto arbitraria e oscura, fondata sulla ancor più grottesca e vacillante frenologia, altra dottrina pseudoscientifica di matrice tedesca, secondo la quale intercorrerebbe un rapporto inscindibile tra le funzioni psichiche e la morfologia del cranio di una persona.”

In effetti una ad una ogni teoria di Lombroso è stata smontata. Chi come me crede esista qualcosa di molto più importante che va ben oltre il nostro cranio o le nostre viscere, si chiede che senso abbia tutto ciò.

Ma magari questa è scienza lo stesso. Per tranquillizzare il pubblico( poco, ma era primo pomeriggio di un giovedì qualunque) subito dopo c’è la mostra della frutta dove vengono esposte centinaia di varietà di mele e di pere. Infine il
museo di anatomia dove
qui la scienza ha un senso. Anche se da non addetto ai lavori ho trovato molto macabro e noir anche questo museo.

Penso che è una mostra che si poteva evitare di rappresentare. Magari è l’età. Immagino che da ragazzo avrei guardato il tutto con occhi diversi, ma adesso no. Avrei fatto a meno. Comunque provate se volete togliervi lo sfizio. Il biglietto per tutti e tre i musei viene 10 euro e vi occuperà si è no un’ora e mezza. Poi fateci sapere.

di Alessandro Baccetti

Credit immagine: http://www.reteduesicilie.it

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