Cirié ai tempi del “beat”

“Ale, c’è l’hai un articolo per il blog? Io ne ho già pubblicati tre questa settimana! Su!” Leggo il messaggio della Cinzia ma uso la tattica del “visualizza e non risponde”. Tattica un po’ cattivella a dire il vero, ma lascia le cose in sospeso e mi fa prendere tempo.
Molti grandi personaggi della nostra zona sono stati ricordati, ma adesso ho bisogno di una nuova celebrità.
Decido di contattare Il mio compagno Google e gli chiedo di darmi un’altro nome famoso che abbia vissuto anche solo un giorno nella nostra Ciriè. Il nome di un’altro personaggio che abbia fatto la storia della nostra città.
Ecco che qualcosa esce : Gianni Milano. Come nome mi ricorda qualcosa. Sono sicuro di averlo già sentito da qualche parte. Cerchiamo una foto. Hey, ma si! Io lo conosco. Credo insegnasse nella scuola elementare Ciari proprio negli anni in cui la frequentavo io. O perlomeno la bazzicava.
Era una scuola “sperimentale” a quei tempi. Non so bene cosa volesse dire quel termine, ma ricordo che si studiava poco e che si facevano un sacco di attività alternative allo studio classico. Al tempo eravamo felici di non dover studiare le tabelline a memoria, peccato che le medie non fossero affatto sperimentali e ci trovammo un tantino indietro agli altri… ma ci siamo divertiti un sacco. Si andava volentieri a scuola.
Scopro che il signor Gianni ha insegnato anche a Lanzo nelle scuole che un tempo si chiamavano Magistrali. Io però continuo a collegarlo ai tempi in cui ero bambino. Ricordo la sua barba lunga, il suo vestire un po’ trasandato e il suo essere sempre presente per il centro di Ciriè. Non vorrei sbagliare, ma lo associo molto a Pasquale Cavaliere.
Erano gli anni settanta e in molti seguivano queste regole che oggi chiameremmo “grunge” ma che a quei tempi si chiamavano “beat”. Adesso verrò insultato da chi è sa più di me, ma io parlo di atteggiamenti e di modi di vestire.
Ero bambino e ricordo che la città spesso si riempiva di eventi proprio grazie a questi ragazzi che facevano della politica e della trasgressione una sorta di spettacolo. Nulla di volgare o di eccessivo, solo un modo di esporre idee innovative e psichedeliche. Direi che potrebbe uscirci un bel post. Tra l’altro il nostro personaggio è considerato per Wikipedia, il primo tra gli artisti di Ciriè. Io lo ricordo girovagare per la città in compagnia di altri ragazzi in evidente stato di “passione politica di sinistra”. Detto ciò non ho la più pallida idea di che partito facesse parte.
Dall’atteggiamento bonario e per certi versi irriverente credo facesse parte della estrema sinistra, ma non posso esserne certo. In quei tempi c’era ancora la netta distinzione tra le correnti politiche. Adesso è tutto un confusionario centro allargato, ma a quei tempi no. Allora provo a scoprire qualcosa di più su questo signor Milano. Se faceva parte della corrente Beat, sarà bene che ne cerchi la definizione:
“La Beat generation fu un movimento artistico, poetico e letterario sviluppatosi dal secondo dopoguerra (1947 circa) a fine anni cinquanta, negli Stati Uniti. Beat è un termine che assume molteplici significati già in inglese, ed in italiano è tradotto e spiegato in varie accezioni. Beat come beatitudine (Beatitude), la salvezza ascetica ed estatica dello spiritualismo Zen, ma anche il misticismo indotto dalle droghe più svariate, dall’alcol, dall’incontro carnale e frenetico, dal parlare incessantemente, sviscerando tutto ciò che la mente racchiude. Beat come battuto, sconfitto in partenza. La sconfitta inevitabile che viene dalla società, dalle sue costrizioni, dagli schemi imposti ed inattaccabili. Beat come richiamo alla vita libera e alla consapevolezza dell’istante. Beat come ribellione. Beat come battito. Beat come ritmo.”
Bellissima come definizione. Un po’ pesante, ma intrigante. Con il tempo le cose sono cambiate e certe regole di sregolatezza sono state soppiantate da atteggiamenti di vita ben più rigidi e consoni alla lucidità del vivere “per bene”. La beat generation ha sicuramente perso, ma le ideologie erano fatte di idee pulite.
Si combatteva per l’uguaglianza di tutti gli individui e per la libertà di espressione del proprio io e del proprio essere. Il fatto che si ha avuto la consapevolezza che le droghe se non ti uccidono ti bruciano, che il sesso promiscuo ti contagia e che l’alcool ti dà assuefazione, ha sicuramente contribuito al ridimensionamento del movimento.
Ma non dimentichiamo che in Italia c’erano idee conservatrici e radicate in quegli anni. Il cattolicesimo era intoccabile e la censura una realtà forte e rigida. Non doveva essere facile essere “Beat” a quei tempi. Infatti scopro che il nostro amico Milano nel 1967 viene denunciato ” per scritti contrari alla pubblica decenza” , in riferimento ai testi di Guru, una sua opera letteraria degli anni sessanta.
Il processo duro’ alcuni mesi, e creò un notevole clamore sui media nazionali (tra i tanti articoli, da ricordare quello pubblicato dal quotidiano torinese ” La Gazzetta del Popolo” il 4 settembre 1968 intitolato ” Per un libro di poesie oscene processo al maestro capellone” e quello su ” La Stampa” del 28 dicembre dello stesso anno ” Il maestro capellone assolto dall’accusa di poeta indecente” ) e si concluse con la piena assoluzione dell’imputato.
Ma io lo ricordo anche in radio. Infatti scopro che per tre anni, dal 1976 al 1979 aveva condotto ” Papà di Alice”, un programma per bambini trasmesso da Radio Torino Alternativa Personaggio poliedrico e di tendenza che ha reso la nostra città più viva e più coinvolta ai movimenti giovanili che si stavano espandendo nelle grandi città. Ma la sua carriera non finisce mai.
Decine di opere sono state pubblicate. Opere sue e opere che parlano di lui. Ha anche collaborato con il gruppo musicale dei Timoria. Peccato non viva più nella nostra città. Peccato non si parli più di lui. Peccato che non si dia vita a un’idea per far ricordare alle nuove generazioni quei tempi in cui si voleva dare uno scossone alle coscienze. Però resta un vero ciriacese doc.
Trovo un’altra definizione della parola beat e questa volta tutto mi è più chiaro: “La beat generation è un gruppo di bambini all’angolo della strada che parlano della fine del mondo” Insomma uomini che vogliono restare bambini per sempre. Uomini che vogliono cambiare il mondo con l’innocenza e la purezza che distingue i fanciulli dagli uomini.
E a quanto pare sono proprio riusciti a conquistare i bambini del tempo. Se adesso siamo in molti dei bambini di allora a ricordarlo significa che il linguaggio che utilizzava per farsi comprendere era un linguaggio simile a quello di quei ragazzini che parlavano della” fine del mondo all’angolo della strada”. Ma adesso? Cosa è rimasto di quel tempo? Chissà che il Signor Milano non conceda un’intervista anche a noi dell’Altra Cirié? Tra l’altro fa parte del nostro gruppo, magari legge e starà imprecando contro di me per la frase che la beat generation ha perso, ma da noi si può controbattere a tutto!
di Alessandro Baccetti
Credit immagine: https://i.ytimg.com
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2 Comments

  • ciao articolo piacevole e veritiero….Mi ricordo anche IO del maestro Milani…sempre in bici o a piedi con la borsa a tracolla colorata .
    Vorrei ricordarti un altro a mio avviso ,personaggio importante ciriacese ,Ugo Riccarelli….
    Anni settanta andavamo al Liceo di Cirie …bei tempi.Aggregazione,solidarieta’ amicizia anche se di idee opposte …Un’altra figura ma forse ricordata solo nell’ambiente della Soce e’ Pippo Onofri
    musicista ,liutaio .Aveva aperto il primo e forse unico negozio di strumenti musicali nella via della libreria Garbolino,la rriva freida………

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