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Problemi in corsia

Posted on 16 Maggio 201917 Maggio 2019 by Cinzia Somma

Vi siete mai chiesti quanti problemi ci siano in una corsia di ospedale o in un pronto soccorso? Probabilmente no, e non per egoismo o menefreghismo, semplicemente perchè quando ci troviamo in determinate situazioni siamo troppo presi e concentrati dai nostri malesseri che non ci rendiamo corso dei disagi che possono caratterizzare le condizioni lavorative nei nosocomi.

In uno dei pochi pomeriggi assolati di questo maggio, mi ritrovo a parlare con Giuseppe Summa, infermiere sindacalista della ASL TO4 (che comprende gli ospedali di Ciriè, Lanzo, Ivrea e Chivasso) per la Nursind (Sindacato delle professioni infermieristiche) e responsabile provinciale  per Torino e Città Metropolitana.

Innanzitutto precisiamo una cosa: l’accorpamento delle ASL avrebbe dovuto centralizzare amministrazione, coordinamento e organizzazione. In realtà così non è, ogni struttura è gestita a sè.

Il primo problema che mi sottopone riguarda le risorse umane. Ogni reparto è carente di personale, pertanto infermieri e medici sono costretti  a lavorare in condizioni difficili.

Da un punto di vista normativo non c’è un numero specifico ideale affinchè il reparto “funzioni perfettamente”. Il risparmio si evidenzia sui medici e il problema non è la mancanza di laureati o diplomati è che le condizioni di lavoro non sono ottimali.

Un medico che deve scegliere in quale struttura prestare lavoro, sicuramente ne prediligerà una grande, con tutti i macchinari e gli specialisti a disposizione, affinchè un paziente che necessita di analisi approfondite, le possa effettuare tutte nella stessa struttura, senza dover subire spostamenti. Oltretutto la collaborazione tra i vari specialisti è fondamentale. Soprattutto se si lavora in squadra da tempo: l’intesa è lampante, la coordinazione e la sinergia fondamentali sicuramente i pazienti beneficiano dell ‘affiatamento tra il personale.

Il pronto soccorso dovrebbe essere il fiore all’occhiello di un ospedale: se ci sono professionisti che lavorano quotidianamente a contatto, sicuramente hanno una sintonia ed un’intesa che non ci si può aspettare da medici precari o a tempo determinato. In questi periodi, soprattutto nei pronto soccorso, si è soliti affidarsi a cooperative che mettono a disposizione personale qualificato “a tempo”: un medico arriva magari da Roma, si fa 10 giorni in un ospedale del torinese, 12 ore di lavoro al giorno per la modica cifra di 700 euro. Naturalmente, non sto sindacando sullo stipendio di questi professionisti che (che Dio li benedica!) fanno un lavoro impegnativo in cui non si può perdere la concentrazione, nè avere ripensamenti sulle scelte prese, ma volevo puntualizzare la “non continuità” del lavoro tra colleghi, che immancabilmente può creare imbarazzi poichè non si conoscono i tempi di reazione e azione di tutti i medici.

Un altro argomento che affronto con Giuseppe e che ha creato non pochi disagi sul posto di lavoro, sono le aggressioni al personale: un fenomeno molto frequente, spesso provocate da “disadattati sociali” o da parenti che non capiscono perchè sia necessario attendere tanto tempo. Nello specifico all’ospedale di Ciriè era stata messa una guardia, che però non era fissa al pronto soccorso, ma girava per i vari reparti ad accertarsi che tutto fosse tranquillo. L’introduzione di questa figura, ha generato un dibattito-polemica, alcuni infatti non hanno gradito la presenza di armi in un luogo di cura. In seguito alle varie aggressioni il personale ha richiesto di poter oscurare il nome sulla divisa.

Negli ospedali di Ciriè e Lanzo, a differenza di quanto succede ad Ivrea e Chivasso, manca una figura di riferimento per gestire gli imprevisti del personale. Introdurre un referente (al quale si paga l’indennità di reperibilità) non sarebbe un  ulteriore aggravio per la struttura.

Molti infermieri hanno la reperibilità fuori dall’orario di lavoro e devono recarsi sul posto entro un tot di tempo. Spesso (e questro capita in tutti gli ospedali della ASL TO 4) seppur arrivando nei tempi stabiliti, non si riesce ad essere tempestivi perchè non si trova facilmente parcheggio. E’ stata chiesta una convenzione al comune, ma a tutt’oggi non hanno ottenuto risposta.

Ultimo argomento che affrontiamo e che percepisco stia molto a cuore a Giuseppe, proprio perchè ha la consapevolezza dell’importanza del ruolo di un infermiere, riguarda il trasporto in ambulanza per il trasferimento pediatrico da un aspedale all altro. Questo delicato compito infatti viene affidato ad infermieri che non hanno nessun tipo di formazione su pazienti pediatrici, talvolta lavorano in medicina e l’età media dei pazienti su cui si trovano ad intervenire è di sessanta anni. Va da sè che questi infermieri che possono eccellere nella loro professione e nel loro reparto, non hanno nessuna competenza specifica su neonati e bambini. In questo senso il sindacato ha richiesto la revisione della delibera sui trasporti e la creazione di una squadra con formazione peculiare per affrontare qualsiasi inconveniente possa capitare ai piccoli pazienti.

Tanti piccoli problemi quindi, nessuno insormontabile, ma tali da creare talvolta disagio anche nell’utenza oltre che nei dipendenti.

Chiaramente l’organizzazione del settore sanità è di competenza della Regione. Speriamo che il Comune si prenda in carico di risolvere almeno il problema dei parcheggi.

di Cinzia Somma

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