L’illusione del pavone

Oggi uscendo vedo da lontano un foglietto bianco attaccato al tergicristalli della macchina.

Penso che non può essere una multa perché non ci sono divieti. Mi avvicino e vedo scritto con una matita un numero di telefono. Conoscevo lo spessore di quella matita in quanto ne ho usata una per sbaglio una volta e mia figlia mi ha urlato dietro per venti minuti.

Si trattava di una di quelle matite che le donne usano per truccarsi, ne ero certo. Una di quelle matite che ho pagato anche dieci euro. In quelle frequenti volte in cui ho accompagnato moglie e figlie in quei negozi immensi, scuri e con la musica assordante dove vendono trucchi per donne mi sono sentito spesso derubato a dire la verità. Comunque bene! penso. Ho una spasimante che non bada a spese pur di farsi contattare da me.

Dovevo immaginarlo. In fondo faccio ancora la mia “porca” figura si vede.

Ci tengo all’aspetto fisico e mi tengo più che posso con il cibo. Certo ho una stempiatura accentuata ed un po’ di pancetta. Ma nessuno è perfetto. Sono arrivato a questa veneranda età e ancora ricevo numeri di telefono sui tergicristalli. Quasi quasi la chiamo. No, non perché ci voglio provare, per carità.

Vorrei solo vedere quale tipo di donne ancora riesco a conquistare. Sarà bella o brutta? Giovane o vecchia? Si vestirà bene o sarà una di quelle donne in tuta forever? Per scoprirlo dovrei comporre il numero di telefono e controllare il suo stato whats up. Ma non la chiamo. Mia moglie mi uccide. Potrebbe pensare male e non capire che la mia è solo curiosità. Anche se, penso, ho il riconoscimento facciale sul telefono e non può controllare le chiamate. Ma niente, non mi interessa.

Getto il foglietto nel bidone della spazzatura vicino a me e vado via.

Salgo in macchina tutto pieno di me e metto la musica a palla. Mi immetto in strada e svolto a destra. Sono felice. Soddisfatto oserei dire. Fossi stato un pavone avrei sicuramente allargato le piume. Guardo se arriva qualcuno a destra e poi a sinistra e ad un tratto lancio un’imprecazione “caxxo! Lo specchietto! Rotto!”.

Allora inizio a fare mente locale, faccio inversione a U e torno verso il bidone dell’immondizia dove poco prima avevo buttato il numero della mia pseudo spasimante. Lo compongo e mi risponde una signora con tono gentile :”è lei il proprietario di quella macchina blu? Mi dispiace per lo specchietto. Vada pure alla mia assicurazione che la rimborseranno”. Vabbè … non so se fosse bella, brutta, elegante o grezza. Ma di sicuro era una brava persona.

di Alessandro Baccetti

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