Pride di provincia

Oggi Cirie sembrava Brescello, il paese di Peppone e Don Camillo.

La città era divisa in due fazioni: da una parte c’erano i “rivoltosi” del gay pride che sfilavano e ballavano per le vie del centro senza remore e inibizioni, mentre dall’altra parte si trovavano i cosiddetti conservatori che disapprovavano tutto quel colore e tutti quegli atteggiamenti “libertini”.

Ed ecco che tra la musica la birra e i balli dei ragazzi del pride, si insediavano i ciriacesi tradizionalisti che non hanno risparmiato neppure qualche fischio e qualche urlo di ostentazione. E dopo la riuscita manifestazione (gente ce n’era davvero tanta e aspettiamo di avere il numero preciso) di contro in serata c’è stato, tra le mura del municipio, un concerto di musica classica con tanto di orchestra e orchestrali.

Un po’ come se si volesse purificare la città dai peccati cui ha dovuto assistere nel pomeriggio. Non saremo certo noi dell’altra Cirie a dire da che parte stare. Ognuno ha le sue idee e ognuno la pensa come vuole, ma il bello di questa manifestazione sapete cosa è stato? È stato che la gente ha ripreso a vivere. Tutta la gente. I ciriacesi sono scesi in piazza e hanno espresso il loro pensiero. Senza violenze e senza insulti. E non c’era gente sbigottita o incredula. No. Neppure gli anziani (presenti in gran numero tra i portici di via Vittorio).

Tutti volevano vedere il gay pride di CIrie e nessuno si è neppure sognato di fare qualcosa per bloccarlo o per renderlo un evento inutile. Ma tutti hanno voluto, partecipando, esprimere la propria idea. Quindi lode alla manifestazione. Una manifestazione in cui ognuno è stato libero di essere se stesso. Libero da maschere e catene (se poi le avevano era per altri motivi)

Libero di vivere al di là degli schemi. Ma anche libero di andare fiero dei propri schemi. Perché in fondo alla base di questa manifestazione c’è sempre la ricerca di piacere agli altri così come si è . La lotta per farsi conoscere e magari anche capire. Da entrambi le “fazioni”.….

E infine ricordiamo anche che non si insulta mai nessuno solo perché diverso da noi.

“Donne con barba” comprese (cit.). Altrimenti è inutile organizzare gay pride e appena finito di dare vita alla manifestazione attaccarsi a un pc denigrando l’aspetto fisico di una donna solo perché non di proprio gradimento. Così facendo si rischia di cadere nel contraddittorio. E non è bello. E non è salutare per la società.

Fortuna che i ciriacesi sono avanti e hanno vissuto il momento “malgrado” chi ostentava libertà di essere se stessi contraddicendosi alla luce del sole. Al prossimo anno allora! E bravi tutti.

di Alessandro Baccetti

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