Lettera aperta di Pino

Ero qui da tanti, tantissimi anni. Ho visto passare decine e decine di volte ognuno di voi. Vi conoscevo uno per uno. Conoscevo il vostro nome e il vostro profumo. Riconoscevo il rumore dei vostri passi. Vi ho visto camminare accanto a me in tutte le stagioni. Con il sole, quando accaldati vi nascondevate sotto i miei rami per prendere un po’ di fresco. Con la pioggia quando sempre con i mei rami vi proteggevo dall’acqua.

Siete passati accanto a me con la neve mentre correvate felice con le mani rivolte verso il cielo.

Vi ho visti tutti. Uno per uno. Ricordo quando da ragazzini vi nascondevate dietro di me per fumare la prima sigaretta di nascosto e quando davate il primo bacio impacciati e impauriti.

Vi ho visto crescere, diventare grandi e tornare qui accanto a me cercando quella sicurezza e quella calma che solo io ho saputo darvi. Ho visto i vostri padri e le vostre madri compiere quelle stesse cose per cui vi hanno sgridato e raccomandato di”non farlo più”.

Vi ho visto anche tristi e qualche volta disperati. Ma sapevate che io c’ero e che la mia maestosità avrebbe potuto colmare anche solo per un momento quella tristezza che ogni tanto passa accanto a tutti. Io e i mei fratelli eravamo sempre lì al centro della Ciriè di cui credevamo di far parte. Eppure l’altro giorno sono arrivati loro. Già, loro. Guidati da chissà chi, si sono avvicinati con enormi macchine e piano piano hanno iniziato a toglierci i rami più belli.

Eravamo attoniti e non capivamo cosa stesse succedendo. Perché ci fanno questo? Siamo stati sempre molto buoni con loro. E mentre urlavamo per lo strazio, quelle macchine si avvicinavano sempre più alle nostre radici cancellando ogni nostra presenza e ogni nostro benché minimo ricordo.

Adesso siamo stesi senza vita abbandonati in un angolo della nostra casa e presto diventeremo legna da ardere. Tutto in nome di una nuova bellezza. Già, bellezza.

Ma chi decide cosa sia bello? Cosa c’è più bello di un albero vivo e vigoroso come eravamo io e i miei fratelli? Sicuri che dopo di noi il bello sarà davvero “più bello?” Noi siamo alberi e non portiamo rancore.

Sappiate che non ci scorderemo di voi e voi di contro, quando potrete e vi sentirete un po’ giù, tornate qui. Qui nel punto esatto in cui vivevamo io e i mie fratelli e cercate di ricordare, insieme al nostro spirito che per sempre vi aleggerà, al bel tempo trascorso insieme.

Raccontatelo ai vostri figli e ai vostri nipoti che qui un tempo c’era la vita. C’era la storia. La storia della città. La vostra città.

“L’albero è un ponte fra cielo e terra, e tagliandolo si spezza l’antica alleanza fra le due sfere. L’albero è un’immagine dell’uomo, e tagliandolo si commette un omicidio simbolico. Anche solo spezzando un ramo Dante versò sangue e causò dolore.

Abbattere un albero ha un significato turpe e delittuoso”.

Pino, uno sei tanti

di Alessandro Baccetti

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