Poteva succedere a te. È’ successo a me, certo. Ma poteva succedere a te.
C’ero io su quella moto in tangenziale e sono stato io ad essere stato sbalzato via dalla strada. Ma potevi anche esserci stato tu. Sono io che adesso cammino su questa “sedia a ruote”, ma potresti esserci tu. O lui. O chiunque altro.
Ma nessuno ci pensa. Fino a che non gli succede.”
Il mio amico ciriecese e’ li, su di una sedia a rotelle e mi risponde così quando gli chiedo di parlarmi della barriere architettoniche di Cirie’.
“Conosco diverse persone costrette alla tua condizione e tutte mi hanno detto che il loro primo pensiero, nel momento in cui hanno scoperto che non avrebbero mai più potuto camminare, è stato il desiderio di mollare. In tutti i sensi. È’ vero?”
“Inizialmente si, ma poi inizi a combattere e a soffrire. Inizi a subire operazioni interminabili. Passi da ospedale in ospedale.
Prendi medicine su medicine che mettono a dura prova tutti i tuoi organi vitali. Poi altre visite e altra convalescenza. Altri controlli. Io avevo persino paura, prima dell’incidente, di fare le analisi del sangue, ci credi? E adesso quello che viene fatto costantemente al mio corpo è una sofferenza continua.
Tutto per poter stare un po’ meglio domani. E poi? Ti senti tutto ad un tratto FORTE. Capisci di aver combattuto come nessun guerriero sarebbe mai stato capace di fare.
Hai lottato come non mai. Tutta la tua famiglia e i tuoi cari si complimentano con te. Elogiano la tua guerra. Ti fanno sentire importante e fiero di te. Scopri che hanno pianto per te. Che hanno sofferto. Che hanno avuto anche paura di non rivederti più. E alla fine è come se ti consegnassero una medaglia. Una medaglia dal valore inestimabile.
Quella medaglia viene attaccata nella parte più visibile di te. E allora esci per la città nella certezza che i tuoi conterranei riconoscano il tuo valore. Che premino il tuo aver combattuto e vinto una guerra all’apparenza impari. invece nulla. Devi Combattere ancora.
Prova a fare una passeggiata in via Vittorio Emanuele . Quando arrivi quasi al fondo sei obbligato a superare uno scalino e di conseguenza a metterti in mezzo alla strada per poi riprendere i portici. Se vuoi entrare in un negozio, dovrai scegliere accuratamente. In pochi ci è concesso di entrare. Le barriere architettoniche sono ovunque. Alcuni negozianti mi hanno anche portato la merce in strada per potermela vendermela. Altri commercianti mi hanno fatto entrare dall’ingresso secondario come se fossi qualcuno da nascondere, da non far vedere agli altri. Come un clandestino. Eppure ero stato in guerra! Eppure avevo combattuto e vinto!
Poi la piscina. Noi non possiamo usufruire della piscina comunale di Cirie’. Non è attrezzata. Dobbiamo andare a Borgaro. È il treno?
Per poterlo prendere dobbiamo fare richiesta e attendere qualche giorno prima ci venga dato il lasciapassare.. Per i pullman ancora peggio! Per certi versi Siamo schiavi della
Città in cui viviamo.”
È’ arrabbiato, lo sento . Non alza mai la voce ma è arrabbiato. Sta combattendo un’altra battaglia. È’ un guerriero il mio amico sulla “sedia a ruote”. Uno che non si stanca di armarsi e di mostrate il proprio coraggio. Ci sono destini strani nel mondo. Io però cerchero nel mio piccolo di far parte della schiera dei suoi soldati. Sempre consapevole del fatto che
SAREBBE POTUTO CAPITARE A ME, O A LUI, O ANCORA A TE!
Di Alessandro Baccetti