A volte il nostro vagare ci porta a visitare luoghi e pensieri di cui ignoriamo l’esistenza.
Osservo la città, provo a sentirla viva e a cercare di farla mia. Osservo la gente e cerco di capire il perché sempre più spesso i conti non tornino. Sempre più spesso manca qualcuno all’appello .
Manca uno, due, cento uomini e donne dei “nostri” che hanno dovuto lasciare la città per cercare fortuna altrove. In un periodo in cui centinaia di uomini “asserragliano” dall’estero le nostre terre, continuano ad esserci persone che se ne vanno. Mi siedo in un bar del centro.
Il locale ha l’insegna con l’effige dello scrittore che più mi ha fatto sognare e fantasticare nella vita: “Hemingway”. Accendo il telefono faccio viaggiare i miei gigabite fin oltre i confini. Viaggiano a velocità indefinite e arrivano niente meno che in Australia. Li trovo un amico del gruppo a cui voglio chiedere un po’ di cose.
Ma per sapere qualcosa di lui la prima domanda d’obbligo e’: ” chi sei?” “Ciao, allora io sono Davide Cappati e ho vissuto a Cirie praticamente 15 anni. Il bar dove adesso sei seduto l’ho aperto io insieme a Giampiero Buggia.” Coincidenze penso. Oppure destino.
Oppure ancora energie che si manifestano e continuano ad aleggiare. Credo a un sacco di cose, si vede. “Cosa altro hai fatto a Cirie’ e per Cirie?” Gli domando. “Frequentavo il Liceo Galilei. Dopo il diploma ho lavorato in piscina a Cirie’ per 8 anni circa. Dal 2010 al 2014, (anno in cui ho lasciato l’Italia) ho aperto l’Hemimgway. “Cosa fai in Australia?” “In Australia ora lavoro in aeroporto, gestisco negozi ed outlet tra cui caffè e ristoranti per una compagnia americana che appunto acquista i contratti di concessione per questi negozi in aeroporti, stadi resort”.
Ho come l’impressione che il nostro amico ami ancora la sua città di origine. Io se mi fossi dovuto esiliare altrove mi sentirei deluso innanzitutto dalla politica cittadina, credo. Specie se fossi stato un commerciante come era lui.
Il commercio sopravvive solo dove c’è interesse dall’alto a farlo sopravvivere. Quindi cosa penserà del “Potere politico ciriacese?” “Riguardo la politica cittadina ho semplicemente avuto la fortuna (o sfortuna non so..) di vivere e lavorare a, e per Ciriè.
Ho visto passare varie amministrazioni cittadine. Ho sempre considerato Ciriè uno dei paesi principali del Canavese, salvo poi dovermi ricredere nel momento in cui ho iniziato a vivere e lavorare. Avendo la chance di essere giovani, io e il mio socio ci siamo sempre sbattuti per cercare di migliorare Cirie’ cercando di dare un input, una spinta, perché ritenevo e ritengo ancora che Cirie abbia la capacità di diventare un paese con maggiori potenzialità.
Penso ad esempio a Ivrea, o a paesi dell’Emilia dove se la sera esci la gente la trovi fuori, i giovani in bici per il centro e nei locali. E l’economia è la medesima perché sempre di Italia parliamo, però sono le persone che sono diverse.” Penso alle migliaia di chilometri che lo dividono dalla sua terra e dai suoi affetti.
Ce la fa a non pensarci troppo? “Ovviamente mancano sempre gli affetti familiari e quegli amici veri con cui però comunico ogni giorno anche via insulti su Facebook per questioni calcistiche” “Ma torneresti mai in Italia? Soprattutto torneresti nella tua Ciriè? E a che condizioni?” Chiedo infine. “Tornerei? Si, se l’Italia potesse offrire le stesse cose che tutti i giovani inutili come siamo stati definiti, riescono a trovare appena mettono piede fuori.. e ti ripeto sono straconvinto che l’Italia ha queste potenzialità, il problema sta nelle persone che la dirigono.
Dal piccolo paese quale è Ciriè al governo, sono le persone che hanno il potere di decidere e fare che determinano la qualità del paese.
Evidentemente Ciriè è purtroppo in questa fase di immobilità, perché le persone che l’hanno sempre gestita hanno solo voglia di lasciare tutto così.” Non conosco personalmente Davide, ma sono certo che se tornerà e riaprirà un nuovo Hemingway, io voglio essere il primo cliente! In bocca al lupo!
Di Alessandro Baccetti
Credit immagine: http://www.australia.com/