Ci sono storie su storie da raccontare riguardo la nostra città. Storie di gente semplice e di gente diversa. Storie straordinarie nella loro semplicità e storie fantastiche nella loro reminiscenza. E poi ci sono le storie che hanno “fatto la storia”.
Le storie che hanno viaggiato inesorabilmente per migliaia di chilometri dall’alto verso il basso attraversando in ogni dove il nostro intero bel paese.
Partendo proprio da qui. Da Ciriè.
Il ragazzo che incontro oggi ha un cognome importante per la nostra comunità. Un cognome di cui va giustamente fiero, lui è Filippo Brunero e la storia della sua famiglia inizia più o meno così:
siamo nei primi anni del novecento ed un corridore ciriacese (ma originario di San Maurizio) partecipa al Giro d’Italia con i suoi compagni di squadra della Legnano.
In questa squadra milita il fratello di suo bisnonno, Giovanni, che vince il tanto prestigioso trofeo.
Ma non la vince una sola volta, no! La vince per ben tre volte. Erano il 1921, 1922 e il 1926. Allora non esistevano doping o altro, ma solo potenza e determinazione.
Sudore e preparazione. A questo punto Giovanni Brunero inizia a diventare una vera e propria icona dello sport che tutta Italia ci invidia, negli anni di Girardengo, Belloni e Binda.
A seguito delle vittorie al Giro d’Italia, ai Fratelli Brunero (Giovanni ed Ettore), che già commerciavano in biciclette e componenti, viene concessa la licenza di commercializzazione di vetture Fiat, siamo nel 1926: nasce così a Ciriè una delle prime concessionarie di automobili Fiat con annessa officina meccanica.
Negli anni cinquanta, viene inaugurata, in concomitanza con la presentazione della Fiat “nuova 500” la grande officina meccanica in Via Remmert, dove proprio in questi giorni si possono vedere le ruspe che stanno buttando giù un pezzo di storia della nostra citta.
Quando la nostra città iniziava a vivere l’espansione e il benessere anche grazie al contributo che i Brunero avevano riservato a Ciriè.
Ma il nostro amico Filippo sa che le cose cambiano e bisogna accettare le novità.
Il cognome e’ sicuramente un cognome piemontese doc, e in quegli anni era molto difficile che famiglie radicate si unissero con famiglie provenienti dal sud. C’era ancora molto astio e un razzismo piuttosto forte. Ma non per i Brunero.
Non c’erano pregiudizi e quando Ettore si innamorò di Mariella non si pose il problema che quest’ultima portasse un cognome di origine Calabrese. L’amore non aveva confini ne pregiudizi. Per loro l’Italia era stata conquistata e non c’erano linee di divisioni.
Alla fine le grandi storie nascono da persone che vivono mentalità sopra i confini e i dogmi che il tempo in cui si vive cercano di imporci. Si segue la massa per istinto e per svogliatezza. Ma le
grandi storie nascono da chi osa cambiare mentalità e false Ideologie. Il successo lo ottiene chi guarda oltre.
Ma torniamo alla favola dei Brunero.
Negli anni ’80 la attività di Concessionaria Fiat viene trasformata in una azienda rivolta al mercato industriale e con vocazione più ingegneristica: nasce quindi BIMOTOR, un’azienda che
conta oggi sessanta dipendenti tra Ciriè, Venezia e Lione.
“Nessun assunto con contratti a progetto o altre strane invenzioni. Tutti con contratto a tempo indeterminato” mi dice fiero Filippo. “Adesso ci occupiamo di motori industriali per macchine agricole, industriali e gruppi elettrogeni… ma non solo. Ad esempio i vaporetti che vedi a Venezia montano i nostri motori.”
“Ma raccontami ancora qualcosa dei tuoi bisnonni e dei tuoi biszii” gli domando sempre più incuriosito . Apre la sua 24 ore e tira fuori una foto ingiallita dal tempo.
“Questa è la vittoria al giro d’ Italia del 21, quello in mezzo è il mio prozio, qiello più in basso Bartolomeo Ajmo, erano compagni di squadra e amici. Una curiosità, Ajmo è citato da Ernest Hemingway in uno dei suoi romanzi più famosi :”Addio alle Armi”.
“Ma allora Ciriè potrebbe partire proprio da storie come questa per ridar vita a un orgoglio cittadino che andato perduto nel tempo? Cosa dici?”
Ha l’aria molto sveglia Filippo e malgrado la sua giovane età lo vedo come un ragazzo
che si è impegnato molto per portare avanti i progetti dei suoi avi. Ha studiato molto e gira per il mondo a far conoscere i progetti e l’impegno della sua azienda di famiglia.
“Amo Ciriè. Sono voluto restare nella mia città anche se avrei potuto spostarmi altrove. Ma non voglio allontanarmi dalle mie radici. Conosco un po’ tutti i politici di palazzo D’Oria e so che sono tutti ottime persone che agiscono per il bene della comunità, senza doppi fini: da Loredana Devietti, a Luca Capasso fino a Cinzia Franza: con idee diverse, magari, ma nell’interesse della cosa comune.
Silvestro e D’Agostino non li conosco personalmente. Ma manca la disponibilità ad investire sul nostro paese. Ci sono persone che negli anni passati hanno avuto grandi opportunità grazie a Ciriè. Adesso dovrebbero rischiare un po’ e riutilizzare parte dei loro privilegi per rendere più viva la nostra città.”
Bisognerebbe che i ragazzi come Filippo uscissero allo scoperto e raccontassero i loro impegni e i loro sogni. Ci sono un sacco di cose da fare. Un sacco di cose da ricordare.
Il passato è strettamente connesso al futuro, e adesso lo dimostra anche uno studio della University College di Londra. Secondo la ricerca chi soffre di amnesia non solo dimentica il passato, ma non riesce nemmeno a immaginare il futuro.
Grazie Filippo Maria Brunero!
di AlessandroBaccetti
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