Nelle settimane scorse, i giornali locali hanno riempito pagine e utilizzato inchiostro a iosa per descrivere e documentare le condizioni di degrado dell’Eremo di Lanzo e della struttura ospedaliera adiacente.
Quindi, presa dalla curiosità, in un caldo pomeriggio primaverile mi sono recata assieme ad un mio amico a fare un giro di perlustrazione in quei luoghi.
I miei ricordi risalivano a circa 30 anni fa, quando mia mamma mi portava per visite ortopediche. Uscivo tutte le volte dallo studio medico piangendo, eppure la sensazione di pace e serenità che mi trasmettevano quei luoghi allora, e da sempre viva in me, l’ho ritrovata in questa domenica pomeriggio.
Partiti per l’ispezione con abbigliamenti poco vistosi, come consigliatomi dal mio amico, ho scartato le canotte fluorescenti che utilizzo per la corsa, e le ho sostituite con un abbigliamento “total black” e scarpe da ginnastica. Pensavo saremmo stati soli in un luogo che ha del misterioso, invece il via vai di gente, che aveva avuto la nostra stessa idea mi ha stupito: un pellegrinaggio vero e proprio, con tanto di accattonaggio di souvenir che consisteva per lo più in documentazione medica o registri nemmeno troppo antichi. Statue, oggetti di culto e suppellettili di un certo valore erano stati danneggiati o portati via da tempo, mentre gli strumenti diagnostici, gli archivi, e le strutture legate al nosocomio erano completamente abbandonate (qualcosa anche ancora imballato).
Il “giro turistico” è partito dalla Chiesa, da cui simpatici bontemponi hanno asportato i gradini all’ingresso. Dopo un rapido giro perlustrativo, ci siamo imbattuti in una scala che portava al campanile. Inutile dire che non ci abbiamo pensato due volte, con molta cautela siamo arrivati fino in cima, lasciandoci alle spalle tutti i turisti ed il loro vociferare. La salita è stata emozionante e la vista dall’alto assolutamente incantevole.
Superfluo dire che se da una parte vi era la devastazione assoluta, con il rammarico che fossero state danneggiate sculture di un certo valore storico, nell’altra area della struttura, quella una volta destinata alla scuola infermieri, abbiamo potuto notare l’integrità di alcune classi, con pavimentazione in parquet ed infissi in legno perfettamente integri. I vandali erano passati anche di li, certamente, ma la possibilità che le strutture ed i locali potessero essere recuperati ci ha lasciati con un certo sgomento.
Chiaramente non si può biasimare la chiusura, in ultimo, dell’ambulatorio veterinario. Il complesso è situato in una zona isolata e non facilmente raggiungibile a piedi ed in auto (mezzi pubblici nemmeno a parlarne). Certo è, che lasciare in stato di abbandono edifici, macchinari e attrezzature varie che potrebbero essere destinate a fabbricati simili ed attivi, un po fa rabbia.
Zone e attrezzature della scuola infermieri perfettamente riutilizzabili
I banchi e le sedie, per esempio, potrebbero tornare comodi ad edifici scolastici della zona, così come gli scaffali e tutte le attrezzature recuperabili.
So che il sindaco di Lanzo si auspica di trovare privati intenzionati all’acquisto della struttura, ma visto che l’importo ed il valore immagino siano alla portata solo di multimiliardari, potrebbe, quanto meno, cominciare e provvedere a sgomberare i locali da documentazioni mediche (che dovrebbero essere private), mobili rotti e vetri. A donare gli arredi sani a chi ne richiede l’utilizzo e… chissà che risistemato e liberato dalle macerie, qualcuno non lo veda con occhi diversi e ci faccia un pensiero per un possibile investimento.
di Cinzia Somma