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Savonarola a Firenze

Posted on 1 Luglio 201922 Luglio 2019 by Cinzia Somma

Arrivo a Piazza San Marco a Firenze e mi infilo subito nel museo che si trova accanto alla basilica.

Appena entrato vedo un giardino splendido con incantevoli porticati a fargli da cornice. Sotto le logge noto che ogni centimetro di muro è dipinto con opere spettacolari che rappresentano scene sacre.

Tutto in stile rinascimentale ovviamente. Ma sono a Firenze e quindi è normale. Ho però premura di entrare nel museo vero e proprio e voltandomi non trovo più mia figlia. Chiamo ad alta voce il suo nome e la vedo seduta su di una lastra di cemento nel centro del giardino.”pa’ fammi una foto.

Ecco, così” e si mette in una posizione in cui si oscura il viso con i capelli. Non capisco il perché di quella posa, ma adesso pare si chiamino Pose Tumblr e che vadino di moda. Scatto velocemente e mi rivolgo nuovamente a lei: “Dai!

Andiamo adesso che voglio vedere la casa del Savonarola”. A questo punto mi accorgo che accanto a me c’è un signore sulla sessantina che mi fissa spudoratamente.

È un signore piuttosto distinto se non fosse per la barba incolta è un cappello stile anni 30 appoggiato goffamente sulla testa. Ricambio un attimo lo sguardo e opto per l’opzione “ignora”. “Eccolo un altro estimatore del Savonarola.

Di questi tempi state uscendo come funghi in autunno!” Mi dice seriamente. Il suo accento e ben lontano dal maremmano di mio padre, ma la cadenza c’è quindi presumo sia del posto.
“Estimatore del Savonarola direi proprio di no. Curioso, quello sì. Perché mi chiede questo?”

Faccio finta di essere un acculturato, e preferisco non dire che la prima volta che ho sentito il nome Savonarola e’ stato da Benigni quando in Non Ci Resta che Piangere gli scriveva una lettera raccomandandogli di smetterla di fare il cattivo. Stava davvero esagerando a suo parere.

“Venite su che vi faccio vedere le celle dei frati domenicani e li potrete trovare le reliquie del Savonarola”
Chiamo mia figlia e saliamo al primo piano in compagnia di questo sconosciuto.

Mi mostra una per una tutte le stanze dove hanno pregato e vissuto i frati domenicani della congregazione San Marco nel quindicesimo secolo. In ogni stanza c’è un’opera d’arte inestimabile firmata dal Beato Angelico.

E alla fine arriviamo in una sala affollatissima dove decine e decine di persone si accalcano per poter fotografare il ritratto del Santo Inquisitore per eccellenza.
“Vedi” si ferma un secondo e mi riguarda” posso darti del tu?” Non aspetta la mia risposta e prosegue “ vedi? Tutta questa gente prima non c’era. Adesso va di moda. Va di moda la rigidità, la punizione, il rigore, la fermezza nel dettare la legge del più forte e nel farla rispettare.

L’odio per il diverso, per colui che vuole uscire dagli schemi. Il trucidare senza pietà lo straniero che Non riesce ad integrarsi. Ieri come oggi si è ancora disposti a creare delle streghe o dei satanisti pur di poter appicciare dei fuochi su cui bruciare chi non va verso la sua “giusta” direzione”
“Caspita! Mi ricorda qualcuno del periodo fascista a pensarci bene” dico.

Mentre parlo un ragazzo entra nella discussione. Si presenta come un professore di storia che arrivava da Matera. Sapeva alla perfezione tutta la storia di Savonarola.” Ed è anche riuscito a far scappare i De Medici per qualche anno.

Sono stati gli anni più bui del rinascimento. Migliaia di opere d’arte e di libri apocrifi sono stati bruciati nelle piazze. Il falò delle vanità del 1497 fatto appunto dal buon Gerolamo Savonarola è rimasto alla storia”
“Eppure mi tornano in mente sempre quei signori fascisti di prima” ripeto io. Il professore annuisce. “Similitudini c’è ne sono a volontà” continua il signore con il cappello “ il suo operato è stato crudele quanto quello di Mussolini o di Hitler.

Certo c’era meno gente da gestire e quindi i numeri sono diversi, ma la crudeltà è stata la stessa”
Noemi sbruffa e si siede su una sedia che si trova nella stanza del Fu Beato.
“Alzati! Se la rompi come la pago? Avrà seicento anni!” Le dico bisbigliando ma
con tono fermo e arrabbiato.

Mi è tornata in mente mia madre quando doveva sgridarmi in pubblico ma non voleva far sapere agli altri che suo figlio era un piccolo ribelle.
“No. È una imitazione della famosa sedia chiamata proprio Savonarola.

Se cerchi una sedia così devi proprio chiedere al falegname una sedia alla Savonarola, ecco. Con questi tagli particolari che rendono questa sedia una sedia pieghevole.”
“È un po’ come quando si dice che anche Mussolini ha fatto qualcosa di buono. Il Savonarola ha creato una sedia” subentro io.
Sorridono e annuiscono.
“Quindi anche i personaggi storici vivono la loro notorietà in base alle mode, mi state dicendo? Adesso che viviamo un tempo di “gli immigrati lasciamoli affogare in mare, le famiglie arcobaleno sono una porcheria, il duce ha fatto tante cose buone” tornano di moda anche questi eroi del passato che hanno fatto della crudeltà la loro arma di battaglia?”

“Esatto. È proprio lì che volevo farti arrivare”. Mi risponde il signore con il cappello stile anni 30. Poi mi prende sottobraccio (la cosa mi lascia alquanto impreparato) e mi avvicina ad un quadro.
“È di un anonimo. Vedi? Vedete?” Si corregge volgendo lo sguardo anche verso il professore e verso mia figlia.
“questa è la rappresentazione della messa al Rogo del Savonarola in Piazza della Signoria.”

Si intromette il professore :” in realtà era già morto. Prima li impiccavano e poi li bruciavano.”
“Esatto. Ma guardate la gente cosa sta facendo tutta attorno.

Non sta facendo nulla. Non sta neppure a guardare mentre il condannato prende fuoco. È indifferente. Ognuno si fa i fatti propri. Perché la gente dimentica in fretta. Una volta bruciati li si lascia morire anche nel ricordo”
“Finché non arriva il duro di turno che fa risuscitare tutti. Come a nascondino quando si libera tutti, insomma”
“Bellina questa, me la scrivo” mi dice il signore con il cappello.
Adesso saluto tutti e con mia figlia torniamo al piano inferiore a scattare altre foto perché a quanto pare non avevo fatto un buon lavoro con le pose Tumblr di prima.

Prima di dileguarmi rivedo l’uomo di prima e gli chiedo” ma lei lavora qui? Come fa a sapere tutte queste cose?”
“Diciamo che vivo qui da sempre. Ti dovrebbe bastare” continua mettendomi una mano sulla spalla. “Ci sono sempre stato per questo posto e sempre ci sarò”
“Strano quel tipo” mi dice mia figlia mente ci rechiamo verso l’uscita. “ non vorrei incontrarlo di notte.”
“Neanche io a dire la verità. Ma di giorno è stato bello conoscerlo.

Qualsiasi cosa esso sia o sia stato”.

di Alessandro Baccetti 

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