Luca sorrideva con gli occhi. In qualsiasi circostanza trovava un motivo valido per sorridere e il suo sorriso era contagioso!
Ho avuto il piacere di conoscerlo durante il percorso catechistico: aveva 7 anni e l’ho lasciato adolescente a 12; in realtà non l’ho mai visto come un bambino, seppur a volte aveva atteggiamenti da “piccolo”, lui era l’uomo di casa, con tante cose da fare, persone da sostenere ed aiutare e aveva sempre tante storie da raccontare.
Non aveva paura di nulla, a lui tutto sembrava “normale”, adatto alla sua età, come addentrarsi nel bosco per spiare animali selvatici.
Incantava tutti con le sue storie, me in primis e tra i suoi compagni di classe erano esclamazioni continue del tipo “non hai paura???” “Uhhh… che coraggio!” e lui sorrideva, prima con gli occhi e poi con le labbra, quasi come a rispondere che era un gioco da ragazzi.
Bello Luca! Simpatico, giocherellone, responsabile e mangione. Caspita quanto mangiava! Dolce o salato non era importante! Mangiava di gusto qualunque merenda venisse condivisa dal gruppo.
Mi ricordo che il giorno della sua Prima Comunione lesse un’intenzione di preghiera e il suo pensiero era più o meno questo; “Caro Gesù, ti ringrazio perché ho sempre il frigo pieno. Fà che anche gli altri bambini abbiano sempre da mangiare”. Fece ridere di cuore Don Silvio che rimarcò la sua spontaneità.
Un altro ricordo che porto nel cuore è di un pomeriggio estivo: stavo facendo un allenamento di corsa nei pressi di Villanova. Ero con un mio amico e un paio di oche hanno cominciato a rincorrerci. Il mio amico terrorizzato mi gridava di scappare. Inizialmente così ho fatto, poi ho sentito una fragorosa risata che ho riconosciuto, e dal nulla vedo spuntare Luca in sella alla sua bicicletta: rideva, pedalava, faceva scappare via le oche… e rideva, rideva, rideva….
Ho davvero tanti ricordi legati a Luca nonostante la tenera età era un piccolo uomo che si faceva amare e ricordare con affetto.
Poi venerdì pomeriggio il tragico episodio che lo ha strappato ai suoi cari… penso con tenerezza ai suoi genitori, a sua sorella, ma sento un colpo al cuore al pensiero della sua nonna che lo adorava sopra ogni cosa. Quante volte diceva “non gli piace tanto studiare, ma in casa dà una mano enorme”.
Il dolore è grande, e mi chiedo se, con il tempo, la ferita si rimarginerà, mi piace però pensare che venerdì pomeriggio mentre spostavi la legna su quel muletto, tu fossi felice. Felice di essere utile, ma soprattutto felice di fare ciò che ti piaceva.
Rimarrai sempre nel mio cuore.
Con affetto Cinzia
di Cinzia Somma