Vivere con un figlio disabile non dev’essere certo facile.
Vivere con un figlio disabile e aver oltrepassato i settant’anni è molto faticoso.
Se poi ti ritrovi ad avere tuo marito, l’unico sostegno in questa difficile situazione, bloccato a letto, il tutto diventa ingestibile.
Quella che vi racconto oggi è una storia che ha del paradossale: un uomo che si presenta al pronto soccorso di Ciriè per un blocco renale e viene trasferito in una casa di cura senza una cura specifica.
La trafila comincia il 25 marzo, quando Alessandro L., nome reale, si reca al pronto soccorso cittadino perché presentava da giorni febbre alta e difficoltà ad urinare. Qui riscontrano un’infezione alle vie urinarie.
Dopo aver passato 3 notti su una barella, il medici decidono di mettergli il catetere e di fargli proseguire la degenza a Villa Ida, a Lanzo. Nonostante la febbre, viene trasportato perché nel nostro nosocomio “non c’è un solo posto letto libero”.
A distanza di giorni, nella casa di cura provano a togliere il catetere, ma senza successo, poiché il blocco persiste. Rimettono il catetere e il nostro Alessandro non ha una diagnosi, né una cura per la sua situazione.
La moglie Mariangela si aspetta che venga sottoposto ad una visita urologica, ma a Villa Ida non è presente lo specialista e pare impossibile farlo arrivare da fuori…. trovo strano, ma tant’è! al che Mariangela chiede al medico curante di farle un’impegnativa, ma questo si rifiuta.
A breve il mese di “ricovero di sollievo” terminerà e Alessandro dovrebbe tornare a casa. Ci tengo a precisare che nella struttura di Villa Ida, Alessandro è curato amorevolmente dal personale, che nulla può contro un sistema fallace.
Ora mi chiedo e vi chiedo: come è possibile gestire un figlio disabile e un marito attualmente altrettanto problematico per una donna sola, di età avanzata, con tutti gli acciacchi legati alle stagioni passate della vita?
Ma soprattutto, come è possibile che l’ASLto4 non riesca ad organizzare una visita interna e poi rispedire eventualmente il paziente nella casa di cura?
Come è possibile che l’ASLto4 non riesca a dare una cura risolutiva prima di mandare il paziente a casa? Abbiamo compreso bene la situazione? Non stiamo chiedendo un favore (e dalle cronache locali, porca di quella bip bip bip, di porcate l’ASLto4 ne ha fatte per i suoi comodi!), stiamo pregando l’ASLto4 di predisporre una diagnosi ed una cura precisa su un paziente, nulla di più di quanto dovremmo aspettarci dal servizio sanitario nazionale.
Ad oggi il nostro Alessandro è in balia degli eventi, mi auguro che questo articolo smuova le coscienze, convinci la struttura ad intervenire immediatamente e persuada il personale a dare giuste informazioni ai parenti dei ricoverati, affinché possano muoversi anche fuori dalle strutture in maniera corretta e celere.
Lo scopo è di riportare Alessandro a casa perfettamente guarito dalle infezioni, vogliamo una sanità efficace ed efficiente, staremo mica chiedendo troppo?
di Cinzia Somma