E poi ti tornano in mente tutte quelle serate passate a ridere a crepapelle.
Forse eravamo solo ingenui o forse stupidì. Forse erano quei vent’anni che ci si presentavano davanti riempiendoci la testa di illusioni che mai si sarebbero avverate.
Potevamo farcela, si, a realizzare i nostri grandi sogni. Ma abbiamo preferito passare le serate in macchina a parlare con i nostri “baracchini”. Si viaggiava dove ci portava l’onda radio, era lei la nostra stella polare. Ogni sera si conosceva gente nuova e si facevano nuove amicizie. Erano amicizie vere di cui si mantiene ancora vivo il ricordo. Dopo la piazza si andava in birreria Paradiso di San Carlo e poi da Giuliana a Sedime. E ogni sera si rideva. Ma si rideva davvero di gusto.
E poi si ascoltava musica. Musica fatta bene, musica dal vivo che il nostro amico del gruppo dispensava per i paesi delle Valli nelle calde sere d’estate. Un Celentano più bravo di quello vero. Un cantante che sapeva anche intrattenere il pubblico con battute degne di grandi platee. Un dj che avrebbe dovuto poter salire su palchi ben più grandi di quelli delle sagre di paese. Ma volevamo davvero arrivare così in alto? Eravamo davvero in grado di combattere contro il destino? Forse non ci abbiamo mai provato davvero. Forse abbiamo preferito ridere e sfruttare quei vent’anni cogliendo tutto quello che erano disposti a offrirci. Certo la vita poi ti presenta il conto e non concede deroghe, ma i ricordi ce li lascia ancora sfruttare fino alla fine. Una concessione che ci viene riservata proprio perchè questa vita vuole esserci grata per averla fatta ridere e divertire.
Buon viaggio Mauro. Adesso si che ne hai di tempo per suonare. Ah dimenticavo!.. scusa per l’altro giorno. Volevi parlare, ma ero di fretta.
Ci siamo scambiati le solite due battute da ragazzi, abbiamo riso come al solito ma ero davvero di corsa. Un sacco di cose che sono obbligato a fare tutti i giorni mi hanno fatto dire troppo presto “dai Mauro, allora ci sentiamo”. Mancheranno anche solo quei pochi minuti di spensieratezza che ogni tanto ancora concedevi a chi ti si presentava davanti.
di Alessandro Baccetti