Francesca e la sua storia

Francesca e la sua storia.
…E ancora camminare e viaggiare per le nostre strade. Proseguire il cammino alla ricerca di ricordi. Pensare un po’ a ieri per recuperare il presente. Ho camminato un po’ troppo e mi ritrovo a Villanova.

Qui si che ne ho di ricordi. Ricordi di bambino, quando venivo con mio padre in questo laghetto che si trova in un grande spazio di verde. Questo grande parco con tanto di lago, un tempo, attirava molto gente. La domenica era d’obbligo fare un salto qui, mangiare qualcosa e assaporare il posto. Ricordo che sulla destra c’erano delle roulotte abitate.

“Papà ma quei signori sono sempre in vacanza? Li troviamo tutte le domeniche” chiesi un giorno a mio padre. Si intromise un signore, mi guardò e disse” stai attento ragazzino! Quelli sono zingari. Stanne alle larga!”
“Ma che dici? Quella è gente che lavora, che ha figli e famiglie. Più di tutto sono giostrai. Non c’entrano niente con quegli zingari da cui devi stare attento!” Rispose mio padre prontamente.

E aveva ragione in quanto spesso alcuni di questi ragazzi venivano al Laghetto a giocare con noi ed erano sempre pronti a divertirsi e a stare in compagnia.

Chissà se incontro qualcuno di questa particolare cittadina? Ma certo che lo faccio!
Lei è Francesca, una bella donna piena di vita e sempre con un sorriso sincero. La conosco da molto tempo e so che fa parte di quella comunità Sintu che si è stabilizzata nella nostra zona da molto tempo.
“Raccontami una storia” le chiedo
“Ne ho tante di storie. Nel tuo gruppo se si parla di amore c’è qualcuno che potrebbe risentirne ?”
“Certo che no! Ci sono un sacco di donne nell’altra Cirié e come sai voi donne vivete di amore e di favole. Vai sono tutto orecchie!”
“Allora partiamo da me. Come ben sai faccio parte della comunità sinta, ma la storia d’amore da cui inizia tutto è quella dei miei genitori. Immagina un uomo che gira per la città con la sua carovana trainata da tanto di cavalli. Si tratta di un sinto che vaga in cerca di clienti a cui vendere la propria mercanzia.

Ecco che quest’uomo, accompagnato dai suoi figli, aveva bisogno di una tettoia dal quale ripararsi dal freddo e dal gelo. La madre dei bambini era mancata e lui si era ritrovato solo a dover crescere la propria prole.

Con la sua carovana girava per città e città ma quando si trovo’ nel cuneese nella casa di coloro che sarebbero poi diventati i miei nonni, si fermo’ e in cambio dell’ospitalità dono” loro pentolame e biancheria. La figlia del proprietario della tettoia si innamorò perdutamente di quell’uomo. E non fece caso al fatto che fosse un nomade. Si innamorò e basta.

Pur contro il benestare dei suoi genitori, decise di lasciare tutto e seguire l’uomo con cui aveva deciso di costruire la propria vita. Quella donna era mia madre e quell’uomo mio padre. Mia madre lasciava una vita agiata in quanto faceva parte di una famiglia dell’alta borghesia.

Ma non se ne fece un problema. Era innamorata e avrebbe affrontato qualsiasi avversità pur di stare vicino all’uomo che amava. Arrivati a Villanova mia madre contino’ a lavorare in Fiat, mentre mio padre prosegui’ il lavoro di fabbro. La famiglia di mia madre non accetterà mai quella relazione, ma l’amore è amore.”

Mi tornano in mente un sacco di cose. L’immagine della carovana, i cavalli che la trainano. E poi la musica, i vestiti estrosi. Insomma quella canzone che impazzava negli anni settanta in cui un cantante dichiarava “zingaro voglio vivere come te”.
” e adesso? Come vivete a Villanova? Siete inseriti? Vi sentite isolati?”
“Siamo perfettamente inseriti. Io lavoro da sempre e così tutti i componenti della mia famiglia. Faccio anche parte della Croce Rossa come volontario e i miei fratelli fanno parte di un’associazione per la tutela degli animali.”
“Atti di razzismo nei vostri confronti? Il confondervi con altre popolazioni nomadi slave di cui tutti temiamo un po’?”
“No, qui ci conoscono e sanno chi siamo. Viviamo in una grande casa al centro del paese e nessuno pensa che siamo diversi da loro.

Abbiamo avuto un’educazione molto rigida sia io che i miei fratelli, ma convivere non è certo un problema. Come ben sai anche io ero sposata con un -non sinto- e ti assicuro che non ho avuto nessun problema.”
“La gente è preoccupata dei nuovi ospiti che potrebbero arrivare in questi giorni a Nole”
“Non so nulla. Quindi se non so nulla vuol dire che nessuno della nostra comunità occuperà quel terreno. Quindi se qualcuno lo farà sarà parte di un’altra cerchia di persone. Ma ripeto, non so davvero nulla.”

Con il sorriso di sempre mi saluta. Ha un sacco di cose da fare la nostra amica: lavorare, fare volontariato, accudire al figlio e alla famiglia. Dovrà fare tutte quelle cose che da sempre tutte le grandi mamme fanno. Penso al fatto che ogni tanto dovremmo sovrastare i pregiudizi ed ampliare le nostre vedute. Penso che le ruspe non servirebbero a nulla e che per attirare favori politici, la gente, dovrebbe prima conoscere Francesca e la sua famiglia. Di tutta l’erba non si può davvero farne un fascio…
Buona fortuna Francesca Giordanino

Di Alessandro Baccetti

Credit immagine: http://1.bp.blogspot.com/

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