Spesso i volti si perdono nel tempo. La gente cambia aspetto e la vita ti fa percorrere strade che inevitabilmente ti conducono verso altre direzioni.
Ci si perde, certo. Ma i ricordi restano. E in questo giovedì sera ho voglia di ripercorrere una storia. Una storia che considero importante e rilevante per la nostra terra.
La storia di una donna che nel suo piccolo ha costruito grandi cose. Una donna che non si è fermata davanti a nulla. Non ha osservato in silenzio lo scorrere della vita, ma lo ha assaporato fino in fondo. Non ha subito passivamente gli eventi del tempo, ma li ha vissuti e trasformati in “storia”.
Il suo nome è Loredana e ci incontriamo in un noto caffè di Ciriè. Abiti casual e un grosso cappello country sulla testa. Si presenta così la nostra amica. L’ultima volta l’ho vista affrontare in modo fermo e schietto un problema che molti subiscono sulla soglia dei cinquanta.
Loredana perde il lavoro, insieme alla collega Raffaela. Ma non si abbatte e utilizza anche i social per smuovere gli animi. Decine e decine di persone appaiono su Facebook con un cartello in mano in cui si ribadisce “io sto con Loredana e Raffaela”.
“E’ stato un periodo terribile, Ale. Ti ritrovi senza più una dignità. I valori e il futuro che credevi di essere riuscita a creare e a programmare, d’un tratto diventano fumo e polvere. Sarei potuta tornare a vivere da mia madre o trasferirmi da qualche cara amica. Ma tutto ciò avrebbe voluto dire cancellare le mie conquiste e rinunciare alla mia indipendenza, perché la vita è fatta anche di questo.
Il lavoro non è solo “il pane” da portare a casa e chi licenzia, dovrebbe saperlo. Sarei stata sopraffatta dagli eventi e non è da me. Abbiamo lottato, Raffaela ed io, abbiamo condotto la nostra battaglia fino in fondo, e un Tribunale ci ha finalmente dato ragione.
Mai arrendersi, mai! Puntare tanto sugli altri, gli amici, la vera ricchezza di ognuno di noi, e loro non ti lasceranno mai davvero “da sola”. Grazie ad essi oggi ho un nuovo, splendido lavoro presso un Centro di accoglienza per immigrati di Torino.
Un CAS, la prima sistemazione dopo gli sbarchi, per intenderci. E’ un lavoro duro, ma pieno di soddisfazione. Hai a che fare con uomini e donne che ripongono tutte le loro piccole speranze in questo loro lungo viaggio, e tu che li accogli sai che fai parte della loro rinascita, delle loro speranze.
Adoro questo nuovo “lavoro”, mi sta insegnando molto. Come molto mi stanno insegnando i miei colleghi e colei che sta al timone, senza sosta, di questa “barca comune”, come spesso Silvana Perrone, una grande donna davvero, ama chiamare il centro di accoglienza.
Davvero Alessandro, la vita è una continua esperienza…”. E’ felice di quello che è, e che sta continuando ad essere. Ricordiamo un po’ i vecchi tempi del “Fermi” di Ciriè e inevitabilmente escono fuori un sacco di nomi.
Mentre io ho perso di vista quasi tutti, lei riesce a “riesumare” nomi che credevo svaniti nel nulla. “E il professore Callegari? Il mitico psicoanalista che ci insegnava italiano? Ricordo che lo avevi anche tu come docente.
Secoli fa dopo il diploma eravamo andati a trovarlo nel suo studio e mi aveva talmente ispirato che decisi di iscrivermi a psicologia dietro suo consiglio. Lo hai più visto?” Chiedo incuriosito. Sorride Loredana. “Cadi a pennello! Ci sentiamo e ci siamo visti proprio la scorsa settimana.
Io faccio parte del Commissione Pari Opportunità di Caselle Torinese, e domenica 27 novembre, nell’ambito delle giornate dedicate alla Lotta contro la violenza sulle donne, abbiamo fatto un sit-in in piazza.
Ad affrontare la questione c’eravamo noi della commissione, c’era la Prefettura, la Questura, Associazioni per le vittime di abusi e tratta, l’AslTO4 e diversi psicologi. Armati di sedie e microfoni, insieme ad altre decine di persone, abbiamo rivolto la nostra attenzione ai passanti (c’era una fiera, quel giorno…).
E’ stato un atto dimostrativo in cui volevamo far arrivare i nostri messaggi e le nostre speranze a quante più persone possibili. E Callegari era con noi, aveva accolto entusiasta l’invito ad esserci. Una persona che amo moltissimo, ha sempre un pensiero “giusto”, mi ha insegnato moltissimo.
Pensa, un giorno in cui ero immersa tra i miei pensieri e riflettevo sulla crisi degli anni e del tempo, gli domandai : professore, cosa si fa quando il mare dentro e’ in tempesta e la nostra barca ondeggia paurosamente? Mi guardo’ e semplicemente rispose: Si vomita, Comandante…”, altro che tesi freudiane! “ Grande il professore, penso. Non è cambiato di tutti questi anni. “Ma di lavori ne hai fatti molti.
Io so che nasci come giornalista. Ricordo i tuoi articoli sul Risveglio e sul Canavese. Il tuo nome firmava tante notizie di cronaca della nostra zona.” “Ho iniziato per caso. Una mia ex compagna di scuola mi chiese di collaborare con lei per fare un articolo storico.
Sarebbe apparso per un giornale di Lanzo. …Aspetta non mi ricordo il nome del giornale”. Per tutta la sera cercherà di ricordare la testata giornalistica per cui ha scritto il suo primo articolo, ma non ci riuscirà. “Alla fine la mia amica svanì e l’articolo lo feci io, ma non quello storico!
Entrai direttamente nel vivo della cronaca. Ricordo che il primo articolo era dedicato alla lotta che Pasquale Cavaliere stava facendo per le vittime dell’Ipca, e a cui stava dedicando un grande convegno.
Da lì andai poi al Risveglio continuando ad occuparmi di cronaca. Era direttore Ugo Vittone, ma ricordo bene l’arrivo di Antonello, l’attuale Direttore del giornale. Si era appena laureato e voleva occuparsi di sociale e della collettività.
Ma c’era bisogno di cronaca e di chi sapesse raccontarla, e sempre armati di macchina fotografica, insieme ad altri giornalisti, continuammo ad informare i cittadini di tutto quello che accadeva nelle nostre terre. L’editore del giornale allora era la signora Valetto. Anni dopo passai al Canavese. Altro splendido periodo, solo un po’ più tormentato.
E infine la radio. Su tutte, RTL102.5. Il mio primo servizio giornalistico, di nuovo Pasquale, ma questa volta dovetti informare della sua scomparsa, in Argentina. Sarà un caso o no, ma Pasquale ha sempre attraversato alcuni momenti significativi della mia vita.
Pensa che quello che era stata la prima abitazione della mia famiglia e poi il negozio di mio padre, in piazza San Rocco, ora è un giardino dedicato a Pasquale Cavaliere… Ad ogni modo, la lunga parentesi radiofonica, che mi ha dato tanta soddisfazione si è conclusa con la legge Biagi: le cose sono cambiate e fare il giornalista radiofonico, in termini di contratto, è diventato sempre più difficile.” “Ma ti vedo recitare spesso.
Vedo che posti foto a Teatro, sul palco. Sei anche una attrice?” “Si. La recitazione è una mia passione. Nel ’96 grazie a un corso di recitazione finanziato dal Comune di Caselle abbiamo dato vita ad un lungo periodo di Teatro amatoriale, a Caselle, Mappano e Borgaro, con l’indimenticabile attore e doppiatore (per la Rai), Mario Liggi, mio maestro e mentore. E’ stato lui, nel 97, a volermi ad un cortometraggio nazionale, Cinema in Diretta, che mi è valso il premio “migliore Attrice” direttamente dalle mani del presidente della giuria, Ettore Scola!
Si trattava di una storia di famiglia. In pratica padre e madre passano il tempo a discutere dei difetti dei coetanei della propria figlia e delle loro famiglie. Seduti ad un tavolo giudicano e lanciano sentenze verso chiunque. La loro figlia di contro appare e scompare dalla scena come per chiedere aiuto ma non è ascoltata. Quest’ultima alla fine della scena si suiciderà e i genitori non riusciranno a capirne il motivo.” Ettore Scola adorava le storie di famiglie semplici e comuni.
Ha voluto premiare una storia che avrebbe potuto scrivere lui stesso. “A me è rimasta soprattutto la soddisfazione di essere stata osservata e premiata da un grandissimo artista”. “E adesso?” domando. “Oltre a continuare a studiare giurisprudenza, continuo a coltivare le miei passioni.
Scrivo, dipingo, racconto storie di gente comune utilizzando tutto quello che sono riuscita ad assimilare in questi anni. Uso l’arte per descrivere quello che vedo e soprattutto per trasformare in lettere e pittura tutto quello che provo. Amo le parole. In questi ultimi dieci anni, accanto ad amici artisti ho imparato molto.
Con IT.ART, di Caselle, abbiamo portato in scena storie inedite che hanno avuto grandi consensi, come quella di Giuseppe Jona, dottore veneziano, ebreo, che per salvare altri cittadini dalla “epurazione” nazista, sacrificò la sua vita. La sua storia l’ha riscritta Fabrizio Frassa, anche regista dello spettacolo col quale siamo stati ospitati, a Venezia, al teatro Goldoni. Una grandissima emozione!”. “Voglio vederti a Teatro!
Quando una nuova rappresentazione?” “Presto. Molto presto. Sarà qualcosa di intimo e per me qualcosa di molto importante. Ma per spiegartela al meglio partiamo da una storia. Tre ragazzi che amano la recitazione, la musica, la danza, l’arte insomma. Tre ragazzi indissolubili. I loro nomi sono Loredana Bagnato, Laura Scaringella e Paolo Servidei. Vivono una splendida storia di amicizia. Ognuno con il proprio lavoro e i propri impegni, ma quando c’è da esprimersi al mondo ognuno riesce a farlo col proprio talento, io recitando e scrivendo, Laura danzando e Paolo, baritono del teatro Regio di Torino e di molti altri luoghi culto, col canto.
E’ sempre andata così. Sempre. Poi un giorno uno di loro va a dormire proprio come tutte le sere. Questa volta però Paolo decide di non svegliarsi più. Lo fa in silenzio lasciando un vuoto incolmabile, da quell’agosto del 2010.
Dolore e rimpianto. Rimpianto di non essere mai riusciti creare insieme quella composizione d’arte, per noi tre senza precedenti. Quel sogno solo raccontato tra noi e mai realizzato. La loro “opera prima”.
E allora, pochi mesi fa, Loredana e Laura decidono di scriverla quell’opera e di fare in modo che la presenza di Paolo si faccia comunque sentire prima che il sipario cali. Loredana mi mostra delle foto che immortalano i tre amici inseparabili. “Il titolo? Non è ancora certo ma crediamo avrà a che fare con …le realtà sospese, sto finendo di scrivere i testi…” Danza e recitazione in uno spettacolo da ricordare. “So che ci emozioneremo moltissimo… Vieni! Porta anche i tuoi amici del gruppo!
Il primo aprile a Torino in Corso Vercelli a Cascina Marchesa.” Certo che andrò! E porterò anche la mia famiglia. Ma alla fine una domanda gliela devo ancora fare. “Sei cosi impegnata socialmente, perché non sei mai entrata in politica?” “In realtà in passato ho fatto qua e là capolino, in “lista civica”.
Forse a spingermi è stato più un interesse giornalistico che politico in senso stretto, perché da “dentro” assisti a situazioni che “fuori” non si raccontano e si nascondo! Mi è servito tantissimo.
Vorrei vedere una politica pulita, che detta così sembra quasi un ossimoro. Alla Politica occorre dedicare molto tempo, che ora io non ho. Già l’impegno come Presidente della Commissione mi occupa un buon tempo. Ma… “mai dire mai”. Magari a Ciriè, la mia città, quella che mi ha dato molte delle cose che ho dentro, perché no?
Alle prossime elezioni potrei decidere di candidarmi! (Ride) C’è molto da fare, soprattutto per i diritti delle donne. E si può iniziare a fare grandi cose, anche partendo da un comune di provincia.
Sono certa che non sarei da sola, ci sono tante amministratrici nella zona che sanno creare movimento, sulle quali e con le quali mi piacerebbe puntare per dare nuova vita all’affermazione dei Diritti, all’affermazione di uno Stato di Diritto. Un sogno. “.
Saluto la mia amica Loredana e aspetto che questo suo proliferare di idee dia vita a un vero e proprio movimento. In bocca al lupo!
di Alessandro Baccetti
Un ritratto di me… Non mi aspettavo questo regalo. Grazie infinite! L’altra Cirie, quella del cuore, mi piace davvero moltissimo.
❤
vi leggo sempre e sempre volentieri.
Bravi Ale e Cinzia!
Loredana