Massimo e Luca: l’amore oltre. 2^ parte

Ci eravamo lasciati così, con Massimo e Luca, con una risposta incompleta; possiamo riprendere l’interessante chiacchierata.
Dovete ammettere che siete stati fortunati. Non tutti i figli trovano famiglie accoglienti di fronte al coming out. C’è qualche consiglio che potreste dare a chi è ancora nascosto e non ha il coraggio di rivelare la verità alla famiglia?
 sì, siamo consapevoli di aver avuto un percorso meno difficile di molte altre persone che conosciamo. L’incognita della reazione della famiglia di fronte alla verità è fonte di grande ansia, lo sappiamo
Tuttavia, è fondamentale essere consapevoli che la propria felicità, il proprio vivere sereni viene prima di tutto e non deve dipendere dai giudizi altrui. Ogni individuo deve prima mettere al centro se stesso e credere nel fatto che merita di realizzarsi appieno indipendentemente da quello che pensano gli altri.
Dare consigli è sempre difficile e non ci sentiamo all’altezza di farlo. Al più possiamo raccontare quello che abbiamo compreso nel tempo, sulla base anche delle esperienze dei nostri amici.
La stragrande maggioranza dei genitori, anche quelli che sembravano più “arretrati” come idee (molto tradizionalisti, religiosi, bigotti) hanno compreso che il dire loro la verità è un atto d’amore nei loro confronti, oltre che un dovere morale verso se stessi.
Messi di fronte alla scelta tra una vita di relazione coi propri figli basata su bugie continue, teatrini e prese in giro ed una basata su amore e rispetto reciproco, quale genitore sceglierebbe la prima?
E’ ovvio che quando si è già indipendenti economicamente e pienamente adulti un’eventuale reazione negativa da parte della famiglia ha un peso minore. Se ciò accade nell’adolescenza e il genitore diventa un ostacolo allo sviluppo sereno del proprio progetto di vita, le conseguenze possono essere molto più gravi.
In questi casi è di certo una buona idea rivolgersi ad associazioni sul territorio che aiutano i ragazzi in difficoltà, o a quelle specifiche che si battono per i diritti LGBT, nonché ai servizi sociali di supporto psicologico che si trovano gratuitamente presso le ASL.
Ognuno di noi però, prima di esporsi, può fare una valutazione del background socio-culturale della propria famiglia: il che non significa basarsi sul titolo di studio o sul conto in banca, ma porre attenzione ai contenuti delle idee che i propri genitori e familiari hanno ed esprimono in merito ai problemi sociali, all’accoglienza dell’altro-diverso da sé, al senso di giustizia, all’importanza dei diritti umani, ecc.
Se si ha a che fare con un genitore convinto del fatto che essere nato bianco, italiano, del nord, cattolico e ricco lo renda a priori migliore di chi è diverso da lui, tanto da giustificare razzismo, xenofobia, omofobia, pregiudizi ecc., conviene aspettare di essersi staccati da un nucleo familiare così disfunzionale prima di pensare ad un eventuale coming out.
Per fortuna, per quello che abbiamo visto noi, la maggior parte delle famiglie non è così.
E nella vostra vita sociale e lavorativa non avete mai incontrato ostacoli? Specialmente tu Massimo che fai un lavoro a contatto con gli adolescenti.
Massimo: guarda, partiamo dal presupposto che il mio lavoro di docente richiede un’etica professionale in cui io credo fermamente. Anzi, aggiungo che io non solo non mescolo vita privata e lavoro, ma non faccio nemmeno parte di quella generazione di docenti che amano condividere i fatti propri sui social coi loro studenti o hanno gruppi whatsapp con allievi, ecc.
Tra gli amici sul mio profilo Facebook non troverai nessuno dei miei allievi, nemmeno quelli già maggiorenni. I miei studenti sono in classe per imparare e io sono retribuito per insegnare. I ruoli sono e devono rimanere ben separati.
Poi, è ovvio che nelle classi terminali, dopo che per diversi anni hai instaurato un rapporto di reciproco rispetto e stima, può accadere che sporadicamente ci sia una condivisione di idee su argomenti che vanno al di là del programma didattico: ci si confronta con gli allievi sull’attualità, sui problemi sociali, su argomenti che li coinvolgono.
Il nostro ruolo di insegnanti è quello di formare dei cittadini consapevoli, educati alla legalità, ai valori fondanti di una società capace di includere, comprendere ed anche rifiutare ciò che la fa retrocedere.
I miei studenti non devono rispettare i diritti e le libertà dei gay perché hanno un professore gay; lo devono fare perché hanno appreso con me e con tutti i miei colleghi i princìpi del rispetto per gli altri e dell’uguaglianza tra esseri umani.
In oltre 15 anni di lavoro, comunque, non ho mai incontrato situazioni di pregiudizio od omofobia tali da avermi causato seri problemi. Certo, di battute stupide sui gay, basate di solito su pregiudizi e ignoranza, ne ho sentite tante, ma credo che siano né più né meno come quelle sessiste che sentono ogni giorno le donne.
In ogni caso, siccome ora siamo finiti sui giornali e anche tutti i genitori, allievi e colleghi che non erano al corrente della mia omosessualità ne sono stati informati, staremo a vedere.
Luca: io, in quanto libero professionista, gestisco un’impresa e vivo una realtà lavorativa completamente diversa, dove i rapporti interpersonali con i clienti hanno una rilevanza minima.
Ciò che conta per tutti alla fine del mese sono la soddisfazione del cliente e il fatturato aziendale e, quindi, la mia identità sessuale non ha mai avuto finora alcun rilievo.
Come avete vissuto il lungo dibattito politico e l’iter parlamentare che ha richiesto più di 20 anni per arrivare al riconoscimento legale delle coppie gay attraverso le Unioni Civili?
senza voler sembrare per forza polemici, possiamo solo dire che in Italia la politica spesso ragiona secondo schemi legati alla convenienza della fazione cui si appartiene e vota a favore o contro una legge non in base al fatto che essa sia effettivamente utile ai cittadini, ma tenendo conto di quanto piaccia o meno ai poteri forti grazie ai quali un soggetto si è accaparrato una poltrona in Parlamento.
Tralasciamo ogni commento, poi, sull’ingerenza continua della Chiesa in affari dello Stato che, in teoria, sarebbe laico. Possiamo essere sinceri?
Secondo noi, il dibattito sulle coppie gay, così come quello sulle famiglie omogenitoriali, sul testamento biologico, sull’eutanasia e su qualsiasi tema “etico” che sia stato affrontato in Italia, è in realtà un dibattito sul nulla, un accavallarsi di opinioni in TV nei salotti giornalistici o di post infarciti di notizie spesso inventate sui social media.
Il riconoscere dei diritti civili ad una coppia gay non ha tolto nulla a quelle eterosessuali; il riconoscere il diritto di adottare alle persone non sposate, ai single, alle coppie gay darebbe semplicemente più chances ad un bambino senza amore di trovarlo in un contesto che non si può altro che definire “famiglia”; il riconoscere alle persone il diritto al testamento biologico, al suicidio assistito o alla scelta di morire con dignità non toglierebbe nulla a quanti preferiscono affidarsi al volere di Dio; il diritto ad interrompere la gravidanza in ospedale non ha costretto le donne contrarie all’aborto a praticarlo, ma ha dato la possibilità alle altre di praticarlo in modo legale e tutelando la loro salute.
L’errore di fondo sta nel pensare che estendere diritti a chi non ne ha limiti o diminuisca in qualche modo quelli di chi li ha. Ma a questo atteggiamento mentale purtroppo secondo noi non c’è rimedio.
L’unico antidoto che noi conosciamo forse è viaggiare; è la passione in comune che ci ha fatto incontrare e che coltiviamo quanto più possiamo. Conoscere il Mondo, aprirsi all’incontro con altre culture, vedere coi propri occhi quanto tutto ciò che noi diamo per certo sia per altri del tutto relativo, scontrarci con realtà terribili che ci hanno fatto riflettere, ci serve sempre a ricordare quanto siamo fortunati noi ad essere nati in Europa e a rafforzare la convinzione che solo dove c’è coesione sociale, laicità delle Istituzioni e una grande quantità di diritti umani tutelati si vive davvero bene.
…e ancora non siamo riusciti a concludere! Sono un pozzo di esperienze, idee e consapevolezze Massimo e Luca.
Nel prossimo articolo parleremo di leggi e di diritti, che, come diceva Jean Poul Sartire, non sono altro che “l altro aspetto di un dovere.”
… continua
di Cinzia Somma
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