Gramsci il poliedrico

Trovo sempre gratificante assistere alla presentazione di un libro e la serata organizzata dall’Associazione Enrico Berlinguer, introdotta da Giustino Scotto lo è stata nel vero senso della parola.

L’opera in questione è la “Nuova biografia di Gramsci” secondo il prof. Angelo D’Orsi.

Tanti aneddoti e tante curiosità su questo politico, filosofo, politologo, giornalista, linguista e critico letterario italiano narrate con una conoscenza profonda del personaggio.

Al di là della diffusa ed errata considerazione generale, Antonio Gramsci non è il fondatore del partito comunista, il merito della sua nascita è da attribuire ad Amadeo Bordiga.

Il 21 gennaio 1921 infatti nasce a Livorno il Partito Comunista Italiano Gramsci è presente e partecipa all’incontro, ma non in maniera attiva, non prende parola e non assume nessun tipo di carica. Solo col tempo riuscirà a crearsi un proprio spazio, fino a diventare segretario del partito.

La visione del neonato partito è decisamente diversa tra i due uomini: mentre per Bordiga deve essere selettivo, d’elite, di pochi ma buoni e fortemente gerarchico, Gramsci vuole un partito di massa, che metta la verità come punto fondamentale delle idee, che crei i propri leader partendo “dal basso” cominciando a discutere amichevolmente in un bar.

Il 12 febbraio 1924 fonda il giornale “L’unità” storico quotidiano comunista italiano e giornale del PCI. Il suo taglio è riservato ad operai e contadini, i primi del nord, i secondi del sud.

Ciò che mi ha colpito dalla narrazione del prof. D’Orsi è la continua ricerca della verità che per Gramsci era elemento fondamentale di vita, probabilmente perché gia da bambino e finché non ha raggiunto una maturità psicologica è stato vittima di bugie. La sua è stata una breve vita, all’insegna della sofferenza fisica e morale: a 2 anni è colpito da una curvatura della colonna vertebrale e cresce col rancore nei confronti dei suoi genitori, che non lo hanno mai curato in modo corretto, anzi aggiungevano torture e dolore alla sua condizione, oltretutto peggiorando la sua situazione.

La sofferenza morale è legata alle offese dei compagni di classe che lo deridevano chiamandolo “rachitico” e “figlio di delinquenti”. In questo modo viene a conoscenza del misfatto combinato dal padre: funzionario dell’agenzia del registro viene arrestato per aver intascato parte dei soldi e trasferito nel carcere di Gaeta. La nonna gli aveva sempre detto invece sì che fosse a Gaeta, ma per motivi lavorativi.

Non può partecipare e contribuire alla crescita dei suoi figli, ha un’ossessione pedagogica e non poter dare regole ai suoi figli lo tortura nell’anima. Sua moglie Giulia è invece una mamma che non da regole.

Lascerà la Sardegna solo nel 1911, a quasi ventun anni d’età per arrivare in Piemonte, senza alcuna conoscenza: un ragazzo povero, solo e ammalato. Trova difficoltoso identificarsi in questa città ostile: si iscrive quindi al Partito Socialista e trova qui una sua “famiglia”.

Comincia a fare politica attraverso il giornalismo e attivista per il partito. Molti uomini vanno al fronte poiché sono gli anni della guerra e lui trova spazio nella redazione del giornale.

Questa esperienza lo riporta al Gramsci bambino, ossessionato dalla verità: la guerra si fonda sulla menzogna e il giornalista deve mostrare cosa si cela dietro la propaganda, deve smontare tutte le notizie non verificate.

Il 1° maggio 1919 fonda “Ordine Nuovo” e presenta così la produzione: “Questo foglio esce per rispondere a un bisogno profondamente sentito dai gruppi socialisti di una palestra di discussioni, studi e ricerche intorno ai problemi della vita nazionale ed internazionale.

La prima uscita de “Lordine Nuovo”

“Istruitevi perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza

Agitatevi perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo

Organizzatevi perché avremo bisogno di tutta la nostra forza.”

Viene eletto alla Camera e solo un un’unica seduta, 16 maggio 1925, prende parola: interrotto continuamente da Mussolini e “i suoi” riesce a terminare il discorso e a rispondere a tutte le provocazioni in maniera precisa e composta.

“Bisogna imparare a conoscere il mondo non solo per capirlo, ma anche per cambiarlo”.

Dovremmo fare tesoro di questa indicazione, magari potremmo evitare di ripetere gli stessi errori.

di Cinzia Somma

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